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La vastità del bisogno educativo
Negli ultimi decenni alla scuola sono stati richiesti sempre nuovi compiti. Così, ad esempio, si oscilla tra l’idea che essa debba svolgere principalmente un ruolo di aggregazione e socializzazione, anche per sopperire a carenze di altre agenzie formative (famiglia, associazioni, ecc.), e l’idea che invece debba puntare tutto sugli apprendimenti, che devono tornare ad essere solidi, anche per permettere ai giovani di inserirsi con successo e versatilità nella complessa società di oggi.
Ciascuna di tali idee sottolinea un bisogno reale della scuola (essere un luogo di vita vera ma anche puntare all’efficacia), ma troppo spesso vengono presentate come modelli unilaterali, che finiscono per diventare astratti e contrapposti; con la conseguenza che all’insegnante viene chiesto, a sua volta, di essere persona di cultura, animatore neutrale, coach, facilitatore esterno, esperto di tecniche e metodologie innovative.

Il cuore della sfida
Ma tra tali visioni e ipotesi contrapposte, gli insegnanti si trovano comunque a dovere entrare in classe, ogni giorno, con quegli alunni, in quei precisi contesti… dove investire in una relazione impegnativa: i bambini e i ragazzi infatti chiedono alla scuola di incontrare adulti veri, impegnati con la loro umanità, che propongano un percorso di crescita insieme umana e culturale; e questo è vero sempre, anche quando la loro domanda è inespressa, nascosta sotto il disinteresse, l’apatia e mille fragilità.
Riteniamo che alla scuola sia chiesto, oggi più che mai, di essere innanzi tutto un luogo di apertura all’esperienza, dove sia possibile compiere un percorso di introduzione e scoperta della realtà, di sé stessi e del mondo, verificare un’ipotesi di significato, sperimentare un valore positivo che dia senso anche alla fatica.

I germogli e le "emergenze"
Per rispondere a questa sfida non bastano discorsi sul sistema, non serve cercare un "nuovo grande progetto per la scuola"; e neppure sognare metodologie miracolose che da sole possano risolvere il problema, eliminando il ruolo centrale dell’insegnante. Occorre infatti che l’insegnante recuperi una capacità di orientarsi, di leggere i segni di questo tempo, di rintracciare germogli di scuola viva, di individuare, anche, nuove metodologie e nuove prospettive.
Il punto, quindi, sta innanzitutto nella capacità di cogliere le "emergenze", cioè i problemi ma anche le novità emergenti, e perciò di ridefinire contenuti e strumenti rispetto allo scopo, affinché i giovani possano compiere anche in questo tempo segnato da confini "liquidi" un percorso autentico, che li aiuti a diventare protagonisti senza essere paralizzati dall’incertezza.

Il dinamismo dell’insegnante
In tutto questo si può ridefinire il ruolo dell’insegnante, che è chiamato a recuperare la dimensione dinamica del proprio mestiere, la capacità di "mettere a fuoco" l’oggetto con cui si confronta, che si tratti dell’alunno, della disciplina o del contesto in cui lavora, e quindi di osservare la realtà, di cogliere il bisogno formativo e le problematicità, di individuare le misure giuste al momento giusto.
È necessario che l’insegnante aiuti l’alunno a vivere una conoscenza affettiva nell'"ora di lezione", consapevole che in quel particolare frangente può accadere tutto in termini di conoscenza e di intelligenza emotiva.
Essere aperti al nuovo che accade non vuol dire naturalmente vivere alla giornata, senza una prospettiva; anzi chiede di mettere costantemente in gioco la propria passione ideale, costruire una strada partendo dal presente e sviluppare così una professionalità integrale.

Programma della Convention
Anche in una situazione così difficile gli esempi di autenticità educativa e didattica non mancano. La Convention vuole essere l’occasione di questi incontri.
Per tutto questo sono previsti due momenti diversi.
Nella prima sessione, esperti di scuola e di educazione ci aiuteranno a mettere a fuoco il contesto e le condizioni del nostro lavoro: i cambiamenti del sistema scolastico, la situazione dei nostri alunni, le domande della società.
Nella seconda, alcuni insegnanti racconteranno la loro esperienza, per offrire a tutti spunti e suggerimenti di lavoro. Secondo il monito dell’evangelico "padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove".



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