Presentazione
Proponiamo un percorso semplice ma efficace di educazione alla cittadinanza sulla questione della pena di morte: un argomento sempre di attualità, corredato qui da ampia documentazione e strumentazione.
Presentazione
Le esperienze più interessanti sono spesso le più semplici, purché partano dall’esperienza. Riportiamo questa attività di scienze ricchissima di suggestioni. Tutto parte dall’osservazione e analisi delle piante del giardino della scuola (scienze), a cui è seguito il disegno delle stesse (geometria) e l’analisi delle piante presenti in maggior quantità (matematica). Un percorso che ha coinvolto ragazzi e insegnante! E basta così poco… ma ci vuole la sagacia di una docente che guarda alla realtà con occhi nuovi.
Presentazione
Come anticipato nell’introduzione, proponiamo un percorso didattico che ci viene gentilmente offerto dalla rivista Libertà di Educazione ( n. 24 dell’ottobre 2010).
L’unità di apprendimento è stata proposta in una scuola secondaria di primo grado a una classe prima, obiettivo specifico conoscere: multipli e divisori.
Il percorso, però, è stata una geniale invenzione della docente, che è partita dal crivello di Eratostene, per farne costruire uno simile ai ragazzi: e per scoprire che, facendo, gli studenti hanno compreso i concetti astratti attraverso il metodo induttivo che li ha fatti appassionare e ‘ragionare’!
Introduzione
Pubblichiamo con grande piacere questo percorso di lavoro a gruppi e di esposizione orale in lingua spagnola: la ricetta è semplice (ed esportabile ad altre discipline), ma l’attenzione a tutti i particolari è fondamentale. I ragazzi si sentono protagonisti e vengono valutati per la loro competenza. Fondamentale è il coinvolgimento della docente,anche in momenti ‘extra’ scolastici: un modo come un altro per far diventare la conoscenza un’avventura…
Introduzione
Che cosa c’è di più semplice che far lavorare in coppia i ragazzi cosicché l’uno sia ’maestro’ dell’altro?
Eppure l’attività di matematica che presentiamo, non solo è un’ alternativa efficacissima ai corsi di recupero, ma anche un modo per evidenziare, in un vero compito in situazione, le competenze matematiche degli studenti.
Per questo, le annotazioni fatte dalla docente sono – semplicemente – un portfolio e concorrono alla certificazione finale.
Presentazione
Ci piace molto l’esempio che presentiamo perché testimonia come le cose migliori…sono anche le più semplici, ma non per questo banali, anzi! Occorre passione per i propri ragazzi per ‘cedere’ il proprio posto di insegnante ai propri studenti che, per un giorno, spiegano al posto della proff. E così diventano protagonisti, interagiscono con la classe e …studiano con più passione!
Introduzione
Che dire di questa splendida esperienza didattica? Innanzitutto che, ancora una volta, ciò che conta è rendere i ragazzi protagonisti delle lezioni. Così, partecipando ad un’ iniziativa esterna (Le vie d’Europa, di Diesse Firenze), la docente, partendo dall’incontro con Stevenson (incontro, e non solo analisi di un autore), ha messo in moto i ragazzi, che hanno chiesto di continuare l’anno successivo…allestendo una rappresentazione teatrale!
Introduzione
La creatività è certamente un elemento essenziale della professionalità docente. Contemporaneamente è anche una ingrediente chiave che insaporisce la lezione in classe. Per questo il percorso che presentiamo sulla favola, mettendo gli studenti nelle condizioni di comprendere le caratteristiche della favola, permette loro di riscrivere favole che recitano al pubblico dei loro compagni, rendendo più gustoso il contenuto disciplinare
Presentiamo uno spaccato di una programmazione per una terza media, a partire da italiano. Ciò che connota questa progettazione, è che anche tutte le altre discipline concorrono (con i metodi e gli strumenti propri) agli obiettivi comuni: in modo tale che, tutte le materie, facendo la loro parte, costruiscono la competenza di problem solving.
Perché non partire da aspetti ‘giocosi’ per introdurre la capacità di accettare il diverso da sé? Così hanno fatto alcuni docenti, che sono partiti dalla definizione di identità facendo costruire una maschera del proprio viso agli stessi alunni, per poi passare a riflessioni più «serie»!
Quello che presentiamo non è esattamente un percorso didattico, ma il contenuto di un possibile percorso. Ci sembra infatti interessante proporre la sintesi e la rielaborazione critica realizzata da una giovane insegnante del testo di J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli. Vogliamo perciò offrire il materiale per un percorso di approccio al testo letterario, in cui – soprattutto – sollecitare il piacere della lettura.
Presentiamo un bell’esempio di ripasso che un’insegnante di lingua spagnola ha condotto con i suoi ragazzi a partire dall’esperienza personale di ciascuno. Raccontando come vive i luoghi della casa e come è fatta la propria abitazione, l’alunno acquisisce conoscenze e competenze in modo naturale e non meccanico
Proponiamo una presentazione che una docente ha ideato e mostrato ai suoi alunni delle tre diverse classi: un percorso insolito e che si potrebbe definire geniale e commovente al tempo stesso. Come rendere personale un contenuto apparentemente arido o scontato, se non ostico, come gli insiemi numerici della matematica. A riprova del fatto che, se un uomo guarda fino in fondo ciò che ha tra le mani, scopre che ogni aspetto del reale gli parla di sé e lo provoca...anche i numeri!
Presentiamo un percorso molto interessante che ha coinvolto in prima persona gli studenti di una scuola media sita in Brianza. È un bell’esempio di come si possa riscoprire attraverso la scuola il patrimonio storico-artistico locale (in questo caso la basilica romanica della città) e allargare lo sguardo fino a comprendere fenomeni e caratteristiche della storia universale. Un bell’esempio di esperienza scolastica unitaria e profondamente umana.
L’incontro con le figure e le vicende dell’epica classica riesce in modo naturale ad affascinare e catturare i ragazzi, che si immedesimano nelle vicende e sono attratti dal mito come tentativo di spiegare in modo religioso o evocativo fenomeni e caratteri della realtà.
Per approfondire il confronto tra l’oggi e la civiltà del mito, in questo percorso si propone la costruzione di una cetra di legno personalizzata che valorizzi ciò che maggiormente colpisce il ragazzo durante la lettura e che sottolinei la centralità del rapporto maestro-allievo nel percorso personale di crescita, oggi come nell’epoca antica.
Come avvicinare i ragazzi all’epica senza annoiarli con la defatigante parafrasi? Ebbene, l’esperienza che presentiamo è riuscita ad ottenere ottimi risultati, in termini di interesse dei ragazzi e di conoscenze apprese, in modo divertente e partecipato. Semplicemente proponendo la drammatizzazione di alcuni passi epici. Esperienza divertente…anche per l’insegnante!
Il percorso che proponiamo potrebbe apparire fuori luogo all’inizio dell’anno, perché si tratta di un corso di recupero. Lo ospitiamo invece volentieri proprio nel primo numero della rivista, sia perché può essere di suggerimento per i corsi di recupero organizzati dalle scuole superiori (la metodologia è utilmente replicabile anche per i ragazzi più grandi), sia perché può essere un valido esempio per i corsi programmati durante il corso dell’anno, ed infine anche perché, a nostro giudizio, forse varrebbe la pena di ripensare se, i cosiddetti recuperi che – come in questo circostanza – sortiscono esiti positivi – non sarebbero da estendere tutto l’anno. Cioè, perché non ipotizzare una didattica più attiva e personalizzata “sempre”, e non solo per momenti “eccezionali”?
Siamo molto grati alla docente che ci ha trasmesso la sua personale esperienza (svolta lo scorso anno in un istituto diverso dall’attuale sede di servizio) perché è una delle prime testimonianze dell’utilizzo della lavagna interattiva. Premettiamo che, in linea generale, gli strumenti sono, appunto, solo dei “mezzi” per arrivare allo scopo. Troppo spesso nella scuola, invece, lo strumento è diventato il fine, e si è assistito ad una fiducia talvolta immotivata, nella strumentazione tecnica. I mezzi tecnici possono in realtà diventare oggetti didattici eccezionali…se a muoverli ci sono la mano, la mente e il cuore di un insegnante che li sa utilizzare con creatività, intelligenza e fantasia. E allora…w la tecnica!
Allegati
Ospitiamo con piacere il percorso didattico attivato dalla collega di IRC, perché ci sembra che gli insegnanti di Religione cattolica abbiano, in questi ultimi anni, espresso un grande impegno per l’aggiornamento che, coniugato con il solito impegno educativo, ha sortito ottimi esiti, dal punto di vista della produzione didattica. Quello che presentiamo (l’analisi di un’opera d’arte di Gauguin) ne è un ottimo esempio, oltre ad essere uno stimolo interessante per gli altri colleghi di arte, italiano e storia, perché suggerisce la modalità dell’incontro con l’opera d’arte per affrontare tematiche talvolta impegnative e distanti dall’esperienza dei ragazzi, o comunque per esplicitare argomenti piuttosto ostici o teorici. E’un modo per utilizzare il canale visivo, spesso poco usato nella scuola. Prendiamo esempio!
Troppo spesso i docenti hanno avuto difficoltà ad individuare il cosiddetto “compito in situazione”: è vero, non sempre è possibile trovare occasioni reali o simulate, ma concrete, nelle quali i ragazzi possano sentirsi protagonisti. E infatti non è necessario crearne ad hoc, forzando la mano. Spesso, però, gli insegnanti non hanno colto tutte le occasioni che si sono presentate per realizzare dei veri compiti unitari. Il percorso che presentiamo è uno splendido compito in situazione (cioè la partecipazione ad un concorso di poesie) che si è anche concluso felicemente (la classe è stata premiata). Stiamo attenti, però: il compito è il lavoro in classe. La vittoria può arrivare, ma anche non arrivare. L’importante, infatti, è partecipare, indipendentemente dall’esito. Altrimenti di compiti in situazione…non ne troveremo mai!
Proponiamo un percorso “non standard”, che potrebbe essere utilizzato sia come programmazione di geografia, sia come lezione introduttiva o di approfondimento sulla geografia. Potrebbe essere proposto sia in una classe di scuola secondaria di 1° grado (con eventuali adattamenti), sia in una classe del biennio superiore.
Ci pare di fare un utile servizio a tutti quei docenti che, magari, insegnano la geografia un po’ come una cenerentola, non tanto perché non la reputino importante, anzi ne comprendono il valore, ma non ne possiedono le competenze specifiche, essendo spesso una disciplina non praticata nei piani di studi universitari.
Il percorso, peraltro, è estremamente affascinante…leggere per credere!
Molti studenti non amano la matematica perché è un insieme di regole un po’senza senso e senza agganci con la realtà. Il percorso didattico di questa giovane insegnante dimostra invece che si può insegnare matematica in modo assolutamente creativo, porgendo problemi in un linguaggio comune e risolvendo problemi quotidiani: altro che formule astratte e incomprensibili! In più agli studenti è stato chiesto non di applicare formule senza significato, ma di spiegare ad alta voce agli altri compagni i loro ragionamenti:applicando quindi anche una bella competenza di italiano, quella legata al tema argomentativo. Perché non pensare di proporre questo percorso anche con il collega di lettere?
Il progetto che presentiamo questo mese è la prosecuzione ideale dell’esperienza che avevamo proposto il mese scorso. Ci è sembrato interessante esporlo, non solo perché in sé pieno di spunti significativi, ma anche perché è nato nell’anno di straordinariato di una docente, quindi all’interno del rapporto tra un’insegnante esperta e una alle prime armi. È un bell’esempio di crescita umana e professionale, anche perché la giovane docente non ha ‘copiato’, ma si è inserita personalmente e originalmente nell’esperienza già avviata dalla collega tutor, e ne ha saputo trarre linfa per il suo lavoro.
Brava la docente tutor che ha ‘insegnato’, cioè segnato il cammino senza imporlo, ma brava anche la docente-discente che ha saputo esprimere la sequela non come ‘passività’, ma come occasione di rielaborare in proprio gli insegnamenti. Comunque questo è una dimostrazione di come…ad insegnare si impara…aggiungiamo: sempre, ad ogni età!
Nella realtà c’è sempre di più che in tutti i nostri pensieri e immaginazioni! E’ proprio vero. L’esperienza concreta di un gesto di carità messa in atto da un’insegnante di italiano con la collega di religione, non solo si è allargata a tutta la scuola, ma è diventata anche, didatticamente parlando, un percorso che ha coinvolto tutte le discipline (italiano scritto, orale, geografia, storia, ed. alla convivenza…) e avrebbe potuto coinvolgerne altre (tecnologie per il libro, arte per il volantino, matematica per le somme di denaro raccolte e le spese, ecc).
Occorre quindi puntare su una didattica fatta di esperienza concreta, cioè di competenze: ne trarremo sempre grandi cose!
Può un’uscita didattica in luoghi storici diventare un’occasione per riflettere sulla lingua come strumento di trasmissione nei secoli e come possibilità di comprenderne le sue variazioni nel tempo? Sì, se il luogo prescelto è la meraviglia del monastero benedettino di S. Colombano a Bobbio, crogiuolo di fede e cultura, e se l’esperienza si inserisce all’interno di un percorso didattico sulla scrittura. Di seguito ne presentiamo in dettaglio l’iter.
Se parliamo di competenza, mettiamo in campo innanzitutto la capacità (diventata concreta) di utilizzare i propri saperi per far fronte alle situazioni: ecco di seguito un bell’esempio di competenza della docente, che è partita dalle sollecitazioni venute da un colloquio con una madre, e dei ragazzi, che hanno dimostrato (chi lo ha fatto…) di essere in grado di riflettere sulla propria esperienza e di individuarne gli atteggiamenti positivi e negativi.
Un esempio, quindi, di competenza, che si esprime sempre nel risolvere just in time frangenti improvvisi. Tra l’altro, come dice l’insegnante, non ha dovuto assolutamente rinunciare alla sua programmazione, ma anzi ha trovato un contesto efficace per il suo insegnamento. Insomma la competenza può diventare uno strumento importante per dare un significato all’insegnamento/apprendimento.
Mangiando s’impara! Perché mai gli apprendimenti devono essere fatti solo sui banchi di scuola! Se non esistono laboratori attrezzati, gli stessi banchi possono trasformarsi in ‘cucine’ per la preparazione di piatti tipici europei (magari anche preparati a casa): e ogni piatto diventa una miniera di informazioni storiche, geografiche,culturali, alimentari, chimiche e biologiche!
Certamente la presenza di un esperto di teatro ha aiutato questa “intrigante” quanto appassionante esperienza, ma l’imput è partito da una docente di italiano che ha voluto riproporre i Promessi Sposi in modo nuovo: così nuovo e convincente, che i ragazzi sono rimasti affascinati. Questo è potuto accadere perché l’insegnante ha ripresentato ai ragazzi quello che per lei era stata la lettura: una esperienza bella e coinvolgente. Non ha riproposto Manzoni, ma quello che Manzoni ha detto a lei… “In piccolo” è successo quello che “in grande” succede a Benigni quando recita Dante!
La seguente esperienza didattica ci piace molto perché recupera una materia di per sé molto affascinante, ma spesso snobbata dai ragazzi perché ridotta, purtroppo, a lunghe e noiose lezioni di “parafrasi”. L’esperienza riportata invece ha avuto il merito di far apprezzare tutte le componenti del testo poetico, di far conoscere le vicende dell’antica Grecia e infine (ma soprattutto) di aver fatto divertire studenti e docente. La scuola dovrebbe essere sempre così!
Il progetto che presentiamo, a parte forse qualche imprecisione terminologica, è una felice espressione della creatività e fantasia didattica: ovvero, come far apprendere in modo simpatico e intelligente anche i nomi dei fiumi! Simpatico, perché permette agli studenti di imparare anche le nozioni meno interessanti in modo non noioso; intelligente perché gli studenti possono inquadrare le conoscenze (in questo caso i fiumi europei) nel loro contesto, in modo più vivo e stimolante.
Ed è un esempio di come tutte le discipline c’entrano con le altre, di come cioè la realtà è unitaria: basta scoprirla
Quella qui di seguito riportata è un’unità di apprendimento che può essere compresa solo all’interno dell’esperienza più ampia che il docente ha realizzato con i suoi alunni di una classe seconda. Per far nascere in loro il gusto della lettura (cosa non facile!), l’insegnante ha “inventato” una specie del Convivio letterario, con tanto di statuto: una volta al mese circa i suoi alunni erano chiamati a discutere all’interno del circolo (in cui si alternavano Presidente, Segretario e Moderatore) il libro letto. E’ stato un successo! Bene, a noi immaginare “Circoli” e non solo letterari! Perché non pensare a Circoli Scientifici, matematici, geografici o storici? A noi dar ali alla nostra immaginazione didattica!
L’unità di apprendimento che proponiamo è in realtà il lavoro che ha condotto una docente per trasformare la “solita” uscita scolastica in un’attività che ha visto i ragazzi protagonisti della situazione. E’ proprio evidente che la scuola cambia non con delle leggi o dei corsi di aggiornamento, ma (e solo se) i docenti in prima persona guardano da una prospettiva diversa le normali attività didattiche.
L’unità di apprendimento che presentiamo, per una classe prima, si riferisce ad un lavoro interdisciplinare di scienze, matematica e informatica, in cui, attraverso il rilevamento dei dati ambientali, i ragazzi hanno appreso dati matematici, fisici, scientifici in modo semplice, immediato ed efficace, imparando anche a utilizzare il supporto informatico.