Dentro la poesia italiana, oggi: testimonianze di poeti e non poeti

a cura di Bianca Garavelli e Giancarlo Pontiggia

Il filo della poesia si dipana ancora, in un tempo difficile per una forma d'arte che non si basa sulle possibilità di intrattenimento della narrativa, né sulla lusinga dell'immagine e sul clamore dello spettacolo, anche attraverso territori inaspettati. Per usare le categorie di John W, O’Malley, l'autore del recente saggio Quattro culture dell'Occidente (Vita & Pensiero, 2007) la poesia appartiene senza dubbio alla «cultura 3», quella umanistica e letteraria, di cui condivide ampiamente le componenti retoriche, ma attualmente sembra che possa felicemente intrattenere rapporti anche con le altre, in particolare con quella scientifica (la «cultura 2»), e riesca a conservare memoria di un'antica origine sacra, religiosa, e quindi essere partecipe dello spirito profetico della «cultura 1». Possiamo scoprirlo oggi attraverso le testimonianze dei poeti, che ancora scrivono e sono letti, delle letture pubbliche che ancora fanno, dei premi letterari, tutte realtà che contribuiscono a instaurare un rapporto più diretto con il pubblico, dei periodici e dei quotidiani, che ancora ne parlano, ma anche del cinema e della psicoterapia. In questi due ultimi casi, si scorge un impensabile rapporto diretto con un'arte dello spettacolo (e quindi, per tornare a O’Malley, alla «cultura 4») e con un procedimento medico, quindi scientifico. Ne esce un'immagine inaspettatamente vincente, nonostante tutte le difficoltà editoriali che il genere indubbiamente attraversa: la duttilità della poesia è una qualità stupefacente.

L’idea di riunire queste testimonianze, che disegnano o almeno abbozzano senza alcuna pretesa di esaustività un mondo molto complesso, è venuta al professor Danilo Zardin dopo un incontro che si è svolto il 29 aprile 2009 all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, sotto l’egida del professor Uberto Motta, docente di Letteratura italiana e Storia della critica, che qui interviene raccontando la sua idea di poesia attraverso i tre poeti intervenuti nell’incontro, tutti pubblicati dall’editore ticinese «Alla chiara fonte»: Vincenzo Guarracino, Giancarlo Pontiggia e Roberto Rossi Precerutti.

Poi l’idea ha preso corpo, e, insieme con Giancarlo Pontiggia, siamo arrivati all'ambizione di allargare il discorso fino a rappresentare un parziale ritratto della realtà poetica italiana contemporanea. Parziale ma, ci sembra, significativo.
In questo dossier si avvicendano alcuni poeti (Donatella Bisutti, Giuseppe Langella, Giorgio Longo, Massimo Migliorati, Alessandro Moscè, Feliciano Paoli, Umberto Piersanti, Giancarlo Pontiggia, Matteo Veronesi) ciascuno con un suo punto di vista individuale, a volte non solo nel presentare la propria poetica. La poetessa Donatella Bisutti è qui in veste oltre che di poeta di ideatrice di un suggestivo e coraggioso progetto culturale, la rivista «Poesia e spiritualità»; Giorgio Longo è poeta e “videopoeta”, che da qualche anno si è specializzato nella creazione di video incentrati sulla poesia, creando un linguaggio poetico visivo e altamente emotivo che definisce «grafomagma». Sull’argomento interviene anche il critico cinematografico Luca Malavasi, condirettore di "Ring!", il Festival di critica cinematografica di Alessandria, presentando alcuni cortometraggi, davvero notevoli, o su poeti italiani viventi, o su autori del passato letti e ritratti in diversi modi, come Antonia Pozzi e Umberto Bellintani.

Anche Feliciano Paoli, poeta dalla personalità schiva, ha scelto di parlare non tanto della propria poetica quanto delle origini di un premio diventato importante, il marchigiano Premio Metauro di cui è segretario, mostrando come esso sia nato dalla sentita esigenza di estendere il godimento della poesia a un pubblico non certo da stadio, ma più ampio di quello abituale, ed educato alla lettura attraverso la responsabilità di far parte di una giuria. Lo fa comunque con garbo e freschezza decisamente poetici. E di un altro premio da lui stesso fondato, il Città di Fabriano, molto più giovane del Metauro, come giovane è lui stesso, parla Alessandro Moscè, poeta e acuto critico letterario, entrando nelle pieghe della propria poetica collegata con un'idea forte di «pubblico della poesia».

Matteo Veronesi, tra i più riconosciuti esponenti della giovane poesia italiana, offre un contributo di grande attualità, ponendo l’accento sulla relazione che la poesia intrattiene con la realtà dei blog.

Offrono una pura espressione della propria poetica Giuseppe Langella e Umberto Piersanti, che pur molto diversi per carriera e scelte letterarie hanno in comune il fatto di essere poeti e professori universitari, rispettivamente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (dove Langella insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea) e all'Università di Urbino (dove Piersanti insegna Sociologia della letteratura). Langella, poeta esordiente di successo, cerca suggestive definizioni universali parlando di un'attesa quasi messianica, da tempi nuovi, di «poeti teologi» in grado di riallineare la loro poetica col pulsare della vita. Piersanti invece riannoda i fili lontani nel tempo e distribuiti in molti libri, della sua «poetica di natura», grazie alla quale è ormai uno dei più importanti e dei più letti poeti italiani contemporanei, fenomeno quest'ultimo in controtendenza nel panorama editoriale attuale. È quanto fanno in modo lievemente diverso Massimo Migliorati, giovane poeta emergente di Brescia e Giancarlo Pontiggia, uno dei più affermati e interessanti poeti italiani, ampliando il discorso a tracciare un'idea di poesia il primo, indagando in profondità un'idea di luogo poetico come simbolo unitario del fare poesia il secondo.

Bianca Garavelli, scrittrice e critico letterario, prova a tracciare un bilancio dei suoi vent’anni di collaborazione a un quotidiano, «Avvenire» che ha sempre dato e ancora dà spazio alla poesia, raro caso in mezzo a molte reticenze e molti silenzi. Riflettendo sui notevoli cambiamenti dell’editoria in ambito poetico, sulle difficoltà e sui successi, sulle continuità e sulle interruzioni.

Lo psicoanalista Gian Battista Ricci, docente di Tecniche di riabilitazione psichiatrica all'Università di Pavia che usa spesso la musica come terapia, illustra insieme all'educatore Pier Paolo Caruzzo un progetto a largo raggio che è appena cominciato a Genova, in cui il valore terapeutico, la forza distruttiva ma anche ricostruttiva della poesia appaiono con grande evidenza. Forse, con quest’ultima testimonianza, scopriamo come da un non letterato possa venire un ottimo spunto per capire il ripetersi del «miracolo» della poesia oggi.