N.4 - Scuole aperte anche il pomeriggio (se fosse, cosa accadrebbe)

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Secondo il DL n. 104/2013 (leggi qui il decreto), tenere aperte le scuole anche al pomeriggio dovrebbe trasformarle in “luoghi di coesione sociale”, capaci di contrastare la dispersione scolastica. Ancora una volta la scuola sembra diventare la panacea di tutti i mali della nostra società, oltretutto anche buon mercato…

Dopo aver firmato il decreto applicativo per ripartire tra il 2013 e il 2014 gli 8 milioni di euro per il comodato d’uso di libri di testo ed e-book (si calcola che bastino ad acquistare più o meno solo due libri per classe…) e superata la grave impasse politica di questi ultimi giorni, il ministro si appresta ora ad emanare analoga disposizione, destinata a garantire la copertura delle spese derivanti dall’apertura anche pomeridiana delle scuole, che nelle aspettative degli estensori del DL, dovrebbe contribuire a contrastare la dispersione scolastica (art. 7 del DL).

Si tratta di un decreto appositamente predisposto centralmente dal ministero per stabilire sia i criteri di selezione delle scuole nelle quali realizzare «in via sperimentale un Programma di didattica integrativa», sia gli obiettivi e i metodi didattici degli interventi volti al «rafforzamento delle competenze di base». Interventi che andranno attuati attraverso «soluzioni innovative e percorsi specifici per gli studenti maggiormente esposti al rischio di abbandono scolastico» e dovranno essere svolti ricorrendo al «prolungamento dell’orario scolastico per gruppi di studenti». Una norma urgente – specifica la Relazione illustrativa del decreto-legge –, che deve trovare applicazione già da questo anno scolastico ed essere capace di rendere «le scuole spazi aperti alle famiglie e alla comunità e luoghi di coesione sociale». Le maggiori spese di funzionamento nelle scuole selezionate, che saranno dovute «per acquisto dei materiali, dei servizi e delle prestazioni d’opera occorrenti», verranno finanziate con un totale di 15 mln di euro nel biennio 2013-14 (3,6 mln per il 2013). Per la realizzazione del Programma le scuole potranno «avvalersi di associazioni e fondazioni private senza scopo di lucro tra le cui finalità statutarie rientrino l'aiuto allo studio, l'aggregazione giovanile e il recupero da situazioni di disagio, all'uopo abilitate dal Ministero».

Non è ancora chiaro, invece, se ad occuparsi dell’applicazione del Programma dentro le scuole dovranno essere obbligatoriamente i docenti curricolari. La relazione tecnica, infatti, prevede un loro “maggiore impegno” e precisa che «il maggiore impegno richiesto al personale per l'apertura pomeridiana – flessibilità oraria, attività aggiuntive di insegnamento e funzionali all'insegnamento, prestazioni aggiuntive del personale ATA – è invece remunerato nell'ambito del Fondo dell'istituzione scolastica, a norma dell'articolo 88 del CCNL 29/11/2007 del comparto Scuola laddove non rientri nell’ambito dell’orario contrattuale d’obbligo (ad esempio nei periodi di sospensione delle lezioni) o delle attività funzionali all’insegnamento non aggiuntive».

Se da una parte appare materialmente poco praticabile poter ricorrere alle sempre più esigue risorse del FIS per la copertura delle maggiori spese per il personale, per altro verso scatta un campanello d’allarme nell’osservare che il prolungamento dell’orario scolastico è previsto (comma 1) «con particolare riferimento alla scuola primaria». Ci chiediamo se non vada proprio in questa direzione quella ipotesi di modifica contrattuale, di cui si parla da qualche tempo, che vorrebbe destinare a insegnamento anche le due ore settimanali di programmazione che fanno parte dell’obbligo di servizio dei docenti della primaria. A stipendio invariato, naturalmente. Così facendo, infatti, potranno essere garantite le attività pomeridiane, pur senza gravare sul Fondo d’istituto.

Combattere il disagio scolastico è obiettivo fondamentale, ma sappiamo che spesso è la scuola stessa “causa” di questo disagio; pertanto la soluzione non sta tanto nel prolungamento del tempo scuola (anche se, per il livello primario, in certi contesti sociali ciò può corrispondere alle esigenze delle famiglie). La scuola ha invece bisogno proprio di quegli apporti che introducono elementi di novità (a livello metodologico, di proposta ideale e culturale, di impostazione, ecc.); ben vengano pertanto le collaborazioni con associazioni, parrocchie, realtà di volontariato, ecc., capaci di riavvicinare i ragazzi ad una scuola che spesso sentono estranea e anche nemica. Un nota bene, però: è importante che il tutto non si riduca ad un semplice ampliamento dell’offerta formativa (una specie di “supermercato” della formazione), ma corrisponda ad un progetto educativo di cui la scuola si fa carico.

A proposito di impegni di spesa, ci risulta che anche gli stanziamenti pluriennali individuati nel DL n. 104/2013 vadano confermati dalla legge di stabilità prima di poter essere effettivamente impegnati; e la conferma dovrà avvenire anno per anno. Perciò, per ora, potranno essere spese soltanto le cifre riguardanti il 2013. Fra queste, i 2,7 mln di euro per i libri di testo in comodato; cifre irrisorie, come dicevamo in apertura. Ma del resto è lo stesso DL ad interrompere la consolidata consuetudine ad adottare libri di testo; il comma 1 dell’art. 6, infatti, ne introduce ufficialmente la facoltatività sostituendo nella normativa vigente, al posto del solito “nell’adozione”, espressamente riferito ai «libri di testo nelle scuole di ogni ordine e grado», le parole “nell’eventuale adozione” (modifica al comma 1 dell’art. 15 della legge n. 133/2008).