N.13 - Indagine OCSE-PISA 2012 suggerimenti per l’Italia

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Com’è noto il 3 dicembre scorso sono stati presentati i risultati dell’indagine OCSE-PISA 2012 relativi alle competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura. La situazione italiana è già stata ampiamente illustrata dalla stampa. Qui vogliamo evidenziare alcuni punti significativi riguardanti le osservazioni sulla situazione del nostro Paese.

I dati sintetici mostrano per l’Italia risultati ancora inferiori alla media OCSE dei 65 Paesi ed economie che hanno partecipato alla valutazione: 485 punti in matematica, contro una media pari a 494; meglio in scienze, con 496 punti contro 501 di media, e in lettura, nella quale i nostri ragazzi si collocano a 490 punti, solo 6 in meno della media. Pur tuttavia – sottolinea la “Nota Paese” del rapporto – l’Italia è uno dei Paesi che ha fatto registrare i progressi più rapidi e consistenti in matematica negli ultimi 9 anni, con un aumento di quasi 3 punti percentuali degli studenti che si collocano nella fascia superiore (top performers) mentre è diminuita di ben 7 punti la percentuale dei low performers. Il gap di genere è rimasto stabile con i ragazzi che superano mediamente di 18 punti le ragazze; un dato solo quantitativamente diverso da quello medio, che è di 11 punti. Comunque un dato su cui riflettere.

I nostri quindicenni sono più bravi nell’interpretare, applicare e valutare risultati matematici, piuttosto che nel «formulare situazioni in modo matematico». Ma il dato più eclatante (e purtroppo costante nel tempo) è costituito dal grande divario in tutte le rilevazioni tra Nord e Sud del Paese. Trento, Friuli e Veneto ottengono in matematica punteggi pari rispettivamente a 524, 523 e 523, molto più alti della media OCSE; ben otto Regioni, tra Nord e parte del Centro, superano la media, mentre le altre, con Sicilia e Calabria in coda, si collocano sensibilmente sotto. Situazione analoga in scienze, dove «la maggior parte dei progressi sono stati registrati tra il 2006 e il 2012»: +18 punti; ed è anche diminuita la percentuale degli studenti italiani low performers, mentre non si registrano differenze di genere. Undici le Regioni del Centro-nord con punteggi superiori o pari alla media OCSE, e ancora Sicilia e Calabria molto lontane verso il basso. Stabili ai livelli dell’indagine 2000 i risultati in lettura, ma sempre sotto la media. Trento, Veneto e Lombardia, al top con 512 punti, confermano assieme ad altre regioni del Centro-Nord, il forte divario con Sud e Isole. Nella lettura le studentesse superano abbondantemente gli studenti, in media col resto dell’area OCSE (38 punti); il gap è stabile dal 2000.

Anche se negli ultimi dieci anni la spesa per studente tra 6 e 15 anni è diminuita nel nostro Paese dell’8%, l’OCSE ci dice che l’investimento in istruzione dell’Italia è ancora ad un livello tale che il rapporto spesa per studente e risultati alle prove non risulta significativo. Rilevante è invece il fatto che da noi «poche scuole hanno autonomia nello stanziamento delle risorse» e non hanno potere decisionale in materia di spesa del personale, inoltre non hanno alcuna competenza nella selezione e assunzione degli insegnanti.

Un dato da sottolineare è che «l’Italia ha migliorato i suoi risultati senza rinunciare al principio di equità nel sistema d’istruzione», che si colloca a livelli superiori alla media OCSE. In particolare, da noi il 6,5% degli studenti riesce «a superare uno svantaggio socioeconomico e a raggiungere i più alti livelli di competenza»; e il dato è in crescita.

La percentuale di studenti di origine straniera in Italia è cresciuta rapidamente negli ultimi anni: nel 2012 erano il 7,5%, poco più di 750mila, l’anno successivo se ne sono aggiunti altri 31mila (si veda: Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano - A.S. 2012/2013). Il rapido aumento degli studenti «con background di immigrazione» ha trovato il nostro Paese impreparato, tanto che il punteggio medio ottenuto dagli studenti immigrati è inferiore di 48 punti rispetto a quello dei non immigrati, mentre la media OCSE è pari a 34. La barriera linguistica e lo status socioeconomico creano le basi dello svantaggio, mentre la scuola non ha risorse e infrastrutture sufficienti per ridurre il gap.

La variabilità nei risultati ottenuti tra i nostri diversi istituti scolastici è rimasta stabile dal 2003 ed è superiore alla media: «oltre la metà (51,7%) della variabilità complessiva dei risultati in matematica è riconducibile al divario tra istituti scolastici»; ne conseguono «livelli d’inclusività accademica inferiori alla media OCSE». È diminuita invece la variabilità dei risultati all’interno dei singoli istituti, segno probabilmente di una maggiore collaborazione progettuale e didattica tra i docenti.

Altri fattori che producono svantaggio per i nostri ragazzi sono «la mancanza di puntualità e le assenze ingiustificate» che incidono negativamente sui risultati; il rapporto quantifica lo svantaggio in 31 punti in meno per i ritardi e 33 per la mancata frequenza. Del resto – precisa il rapporto – gli studenti italiani presentano livelli di ansia nei con fronti della matematica superiori alla media e hanno meno fiducia nella loro capacità di risolvere problemi di matematica. Un altro dato su cui riflettere attentamente.