N.14 - Priorità per l’istruzione secondo Letta

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Rivolgendosi alle Camere mercoledì scorso per ottenere la fiducia al proprio esecutivo dopo gli ultimi rivolgimenti politici il Presidente del Consiglio ha parlato anche di istruzione e ricerca come priorità della sua azione di governo.

Nel discorso programmatico con il quale il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha ottenuto dalle Camere il rinnovo della fiducia al proprio esecutivo ha affrontato in modo analitico e mirato i punti “caldi” di sofferenza del nostro Paese e ha indicato le linee di indirizzo dell’esecutivo per i prossimi diciotto mesi. Nel passaggio riguardante istruzione e ricerca Letta ha detto: «Abbiamo riportato e vogliamo rimettere l'istruzione e la ricerca in cima alle priorità, prima con il decreto “l'istruzione riparte” e, nei prossimi mesi, con tre impegni concreti».

Il primo intervento, da attuare entro marzo 2014, riguarderà interventi per rilanciare università e ricerca, «mettendo al centro studenti e qualità del sistema, potenziamento della valutazione, nuove regole per il finanziamento degli atenei e la contribuzione studentesca, costo standard per studente» per rafforzare il diritto allo studio. Già nel decreto “l’istruzione riparte” (DL n. 104/2013) oltre un quarto degli stanziamenti andavano a università e ricerca, con particolare attenzione alle borse di studio per gli studenti. Ora l’intervento dovrebbe essere più ampio ed analitico, andando ad intervenire su tutto il sistema universitario.

Al secondo posto il premier ha messo la scuola, annunciando «una Costituente per la scuola da concludere entro giugno» per adottare una serie di interventi precisi e mirati. In primo luogo la riduzione di un anno del percorso delle superiori: «i ragazzi devono diplomarsi prima» per conseguire il diploma a 18 anni, allineando così il nostro sistema con quelli di diversi Paesi dell’Unione europea. Anche se la sperimentazione dei licei quadriennali che sarà avviata in alcuni istituti statali e paritari dal prossimo a.s. 2014/15 ha già destato non poche perplessità e polemiche, soprattutto da parte sindacale per i possibili tagli d’organico che ne potrebbero derivare, per Letta questa è una priorità e l’intervento legislativo dovrà necessariamente anche garantire ai nostri ragazzi «competenze migliori e un orientamento più chiaro sulle future scelte professionali di formazione superiore». Della Costituente aveva già dato alcune anticipazioni il Ministro Carrozza a fine novembre come un momento di confronto per pensare, discutere proposte per la scuola del futuro; l’invito, oltre che agli “addetti ai lavori”, sarà rivolto a tutte le forze politiche, sindacali, sociali e agli studenti.

Agli insegnanti Letta promette «opportunità di formazione adeguate e regole di reclutamento e carriera stabili, basate su trasparenza e merito», ma non sarà facile porre ordine nel caos attuale: vecchie e nuove abilitazioni, una formazione iniziale ancora da far partire, precariato storico e nuovi precari da assumere, regole di reclutamento e procedure concorsuali da riscrivere, normative sovrapposte e contrastanti da uniformare, un contratto da tempo bloccato e tutto da ripensare sia nella parte normativa che in quella retributiva, organici d’istituto da ridefinire, le carriere dei docenti da agganciare alla valutazione e al merito; e tanto altro.

Per ultima, la promessa di far iniziare il ciclo di istruzione fin dalla scuola dell’infanzia perché «è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità». Ma il problema della scuola dell’infanzia italiana non è certo la sua impostazione didattica e pedagogica, riconosciuta come una delle migliori in campo europeo, ma logistica e strutturale: lo Stato italiano non è in grado di soddisfare oltre il 40% dell’attuale richiesta e i finanziamenti alle istituzioni paritarie è di gran lunga insufficiente.

Dopo aver posto l’attenzione sul futuro dei giovani ricercatori, sottolineando che «la burocrazia non può ingabbiare» la loro autonomia e promesso di promuovere la loro mobilità durante il semestre di presidenza europea dell’Italia, Letta ha parlato di «bellezza come grande risorsa economica» e di «impegno a investire sulla cultura». Il primo investimento in bellezza e cultura è, a nostro parere, quello nella scuola e nelle libertà di educazione e di insegnamento, perché crediamo che solo nella consapevolezza delle proprie origini e nella libertà un popolo possa superare le avversità che incontra nel suo cammino.