N.5 - Cosa c’entra il lavoro con la scuola?

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Il lavoro nasce da una passione per sé e per la realtà; e il lavoro, qualunque lavoro, se vissuto così fa nascere una passione educativa: adulti innamorati del proprio lavoro che incontrano ragazzi per comunicare loro questa passione. E così negli occhi dei giovani rinasce lo stupore e il desiderio per il proprio futuro.

Metti una sera a cena con un ragazzo di trent’anni. Si è laureato in lettere, adesso lavora nella fabbrica di suo padre, meccanica di precisione. Lavora proprio, mette le mani sulle macchine, produce oggetti. Con la massima cura, perché «servono sempre a qualcuno, a una persona, e non sai mai dove possono finire». Racconta di un suo cliente, infatti, di cui sapeva poco, una volta per informarsi apre il sito internet, scopre che questi forniscono, fra l’altro, la fabbrica della Sagrada Familia di Barcellona. Incuriosito, sfoglia una pagina dopo l’altro, e alla fine vede che lì, per costruire la cattedrale, c’è una macchina il cui meccanismo l’ha fatto lui, con le sue mani e le sue attrezzature. «Tu non lo sai, ma uno dei tuoi pezzi può sempre finire a costruire una cattedrale. E allora non puoi non cercare di farli tutti come se dovessero finire lì». Ha da poco assunto un apprendista, un ragazzo a cui deve insegnare tutto, «a cominciare da che cosa vuol dire lavorare, da qual è il valore del lavoro. E per far questo non puoi “gestirlo”, non puoi limitarti a dargli delle istruzioni: devi metterti lì con lui, lavorare insieme a lui, comunicargli la passione per il lavoro che fai; e allora vedi che comincia, lui, da solo, a mettere in ordine gli attrezzi, a tenere pulita la sua postazione…». «Tutto il contrario – prosegue – dell’istituto professionale che ho frequentato io, dove al massimo cercavano di insegnarci qualche capacità tecnica, o il più delle volte si limitavano a guardare che non facessimo danni». E allora? «E allora ho un sogno nel cassetto: poter aprire un corso di formazione professionale, dove insegnare ai ragazzi insieme il mestiere e la passione…».

Oppure apri Avvenire, il 14 settembre, speciale dedicato all’inizio dell’anno scolastico, e leggi, fra il resto, la lettera di un padre: «Ho ancora negli occhi lo stupore di mio figlio, di ritorno nei primi giorni di scuola, in un Centro di Formazione Professionale, lo scorso anno scolastico. Quest’anno è in terza, ma la sua storia nella scuola superiore comincia dopo aver frequentato una scuola media paritaria. La scelta di un liceo scientifico statale nasce da lui, per il desiderio di mettersi alla prova, con la sicurezza di un bagaglio scolastico più che soddisfacente. Frequenta la prima, un disastro, nonostante la promozione. Alla fine ci confida: «mi sono spento»… proprio lui, la vitalità in persona! Si cerca di capire, ci si confronta con amici, e finiamo per iscriverlo al CFP ASLAM di Case Nuove vicino all’aeroporto di Malpensa, dove inizia dal secondo anno il corso per “Meccanico manutentore aeronautico”. Ecco, ora torno a spiegare lo stupore nei suoi occhi; nasce dall’aver incontrato professori e specialisti appassionati e innamorati delle proprie materie, sia tecniche sia umanistiche, e lavoro (sì, perché alcuni di loro insegnano il proprio lavoro ai ragazzi, ricavando del tempo dalla propria giornata lavorativa in azienda!). Adulti con cui confrontarsi e aprirsi in un dialogo al di fuori del nido familiare. L’ho visto libero di affezionarsi a un luogo, che è per lui l’occasione di diventare grande, di imparare un mestiere, di usare di quella dote che è di mettere le mani in pasta alle cose smontando e rimontando parti di aereo. Spesso torna più stanco di me, ma vederlo felice e in gioco mi riempie di gratitudine per quel luogo e quei “professori” così appassionati al mio ragazzo, dimostrando come per lui così come per me, sia vitale la fatica per essere protagonisti».

Sono solo due fra i molti esempi possibili, che mostrano che cosa accade quando degli adulti appassionati alla realtà si mettono in moto e cercano di trasmettere la loro passione ai ragazzi, non a parole, ma nella concretezza di quell’attività profondamente umana che è il lavoro. E allora ci permettiamo di segnalarli anche al Primo ministro e al suo Ministro dell’istruzione, che hanno dichiarato di voler fare dell’alternanza, del rapporto con il mondo del lavoro, un elemento chiave del rilancio della scuola italiana. Ci sembra un modo non convenzionale per contribuire, partendo dalla realtà quotidiana, al dibattito sulla “buona scuola” e indicare una via possibile, diversa e piena di speranza.