N.34 - Il concorso 2016 è partito…

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Il 28 aprile scorso si è ufficialmente aperta con le prime prove scritte la sessione 2016 del concorso per insegnanti, il cosiddetto “concorsone” che attribuirà nei prossimi tre anni oltre 64mila posti e cattedre nelle scuole dell’intero sistema di istruzione statale dall’infanzia alle superiori.

Salvo eventuali/probabili prove suppletive, gli scritti del concorso si concluderanno come da calendario il 31 maggio con la scuola dell’infanzia e la classe di concorso di Cinese per il II grado. Per ora siamo “in mezzo al guado”, ma ci sono già diversi elementi che ci consentono di abbozzare un primo giudizio.

Rispetto ai concorsi precedenti e, tutto sommato, secondo quanto previsto abbastanza chiaramente dal decreto col quale sono state stabilite le modalità di svolgimento delle prove, questa volta l’approccio concorsuale comune è stato sostanzialmente professionale e didattico, molto meno disciplinare e contenutistico in senso accademico. Il comma 2 dell’art. 5 del DM n. 95/2016 aveva infatti specificato che, per i posti comuni, i sei quesiti a risposta aperta della prova scritta avrebbero riguardato la «trattazione di tematiche disciplinari, culturali e professionali», essendo «volti all’accertamento delle conoscenze e competenze didattico-metodologiche in relazione alle discipline oggetto di insegnamento»; mentre per il sostegno si sarebbero dovuti riferire alle «metodologie didattiche da applicarsi alle diverse tipologie di disabilità», essendo «finalizzati a valutare le conoscenze dei contenuti e delle procedure volte all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità». Sostanzialmente, quindi, prove rivolte soprattutto alla verifica delle capacità professionali, con contenuti riguardanti le discipline inerenti la classe di concorso sotto il profilo della mediazione metodologico-didattica e della efficacia dell’intervento formativo-educativo nei confronti degli allievi. Una concorrente allo scritto di storia dell’arte ha detto: «Domande solo su materia, un mese di Avvertenze generali buttato al vento. Quasi tutta arte contemporanea, ma quel che è peggio, bisognava per ogni argomento buttare giù un progetto di unità didattica, delineare gli obiettivi da raggiungere, ipotizzare attività laboratoriale, strategia didattica, verifiche e, in alcuni casi, anche ipotizzare eventuali recuperi di carenze. Il tutto in 20 minuti!». In realtà, una più attenta lettura del decreto e delle stesse “Avvertenze generali” ad esso allegate avrebbe dovuto far comprendere che, ad esempio, le conoscenze normative in questa fase non sarebbero state oggetto di quesiti diretti, seppure sarebbero state presenti come substrato necessario per fornire le risposte.
Diversa questione è invece quella del tempo a disposizione, che la stragrande maggioranza dei concorrenti ha lamentato come assolutamente scarso, tanto da sostanziare una cruda “lettera aperta” al ministro, firmata da un suo collega docente universitario: sei corposi quesiti a risposta aperta e due di comprensione del testo in lingua straniera da svolgere in «150 minuti al computer, senza poter utilizzare nemmeno una matita e un foglio per buttare giù delle idee… una prova concorsuale che non testa nulla, se non la velocità di digitazione sulla tastiera…». Piuttosto discutibile, infatti, che pure una semplice unità didattica completa di verifiche e griglie di correzione possa essere progettata in 15-20 minuti (il tempo medio a disposizione per ogni quesito), senza ausili di alcun genere e senza la possibilità di accedere a testi e documenti; chiarisce bene questa difficoltà la testimonianza di una concorrente “Quando a farla da padrone è il tempo. Il nuovo concorso a cattedre computer-based”.
Quanto ai due quesiti in lingua straniera, con cinque domande a risposta chiusa ciascuno, non sembrano aver presentato finora particolari difficoltà: «Dieci domande molto specifiche e in alcune era facile sbagliare risposta se non si leggeva con estrema attenzione. – ha riferito un concorrente – In generale erano fattibili, anche se hanno richiesto del tempo». Il tempo, sempre il tempo come fattore determinante della prestazione: una paranoia, che ben poco si addice alla relazione educativo-formativa e a ciò che questa richiede.

Alle difficoltà introdotte da una impostazione del genere si aggiungono quelle “tecniche”, tutt’altro che secondarie. Il software di gestione è rigido (volutamente?), consente lo scorrimento solo in avanti senza possibilità di ripensamenti o correzioni a risposte già fornite se non uscendo dal programma e riattivando la procedura daccapo, con perdita consistente di preziosi minuti di lavoro. Nel software utilizzato sono assenti (anche in questo caso per decisione cosciente?) strumenti di videoscrittura standard presenti in tutti i sistemi commerciali, quali il “copia e incolla” e il layout di pagina definito; altro perverso “generatore di ritardo” in un sistema che fa del tempo il principale discrimine valutativo. Quando poi non intervengono fattori per così dire “locali”, come il non infrequente blocco del computer con perdita del lavoro già svolto e senza che sia nemmeno prevista una qualche forma di recupero del tempo perduto. E tempo anche “rubato”, quando la piattaforma chiude l’esecuzione della prova qualche minuto prima dello scadere delle due ore e mezzo a disposizione…

Non sono ancora note le griglie di valutazione delle prove, anche se al ministero qualcuno ha assicurato che «le griglie di valutazione sono quelle standard impiegate nelle procedure di concorso pubblico»; che vuol dire tutto e niente. Motivo di più per auspicare che siano le commissioni a valutare gli elaborati “in scienza e coscienza”, considerando adeguatamente tutte le difficoltà descritte e, soprattutto, valorizzando nelle risposte l’impostazione di metodo piuttosto che la completezza.
Commissioni che tanti USR non sono riusciti ancora a nominare, nonostante il tanto propagandato “raddoppio” del compenso orario (da 1 a 2 euro, sic…!). Una indisponibilità comprensibile in una categoria, quella dei docenti, fin troppo trascurata anche sotto il profilo stipendiale, con un contratto datato 2007 che ancora non vede la via di un rinnovo.
Ma come sempre nelle vicende sociali, anche in questa del “concorsone”, dove c’è in ballo la vita di tanta gente, emergono anche il contributo e la responsabilità di persone che si riappropriano di spazi e rapporti per affermare e sostenere il bene comune. Anche per soli due euro l’ora…