N.3 - Le nuove proposte MIUR in materia di valutazione degli studenti. Come e con chi?

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Il punto sulla delega per la revisione della normativa in materia di valutazione degli studenti.
«i) adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato». È la nona delega prevista dal comma 181 della legge n. 107/2015 della cosiddetta “buona scuola” sulla quale il MIUR sta lavorando. Anche le Associazioni professionali della scuola sono state coinvolte; ma come? Le modalità alquanto scorrette hanno suscitato più di una perplessità; chiosando Totò: «Siamo uomini, non caporali…».

La legge 107 del 2015, come sappiamo, ha delegato il Governo a varare nell’arco di 18 mesi norme su una serie di tematiche particolarmente significative. Si tratta di una partita molto importante in quanto i diversi provvedimenti andranno ad incidere su aspetti non marginali della vita della scuola.
Nei giorni scorsi, il 14 settembre, le Associazioni professionali di Docenti e Dirigenti tra cui anche Diesse sono state convocate al Ministero per una audizione in merito alla delega in materia di valutazione e della certificazione delle competenze. È stata quindi presentata una bozza di provvedimento con la richiesta di inviare proposte e osservazioni che potessero contribuire alla discussione e alla strutturazione del decreto. Il coinvolgimento delle associazioni professionali è un dato importante, segno di attenzione e valorizzazione… Ma mentre Diesse, come altre associazioni, avviava una riflessione all’interno dell’associazione, qualcuno del Ministero ha pensato bene di rendere note all’esterno tali e quali quelle che erano state illustrate come proposte di lavoro, senza invito al confronto né commento alcuno; così in capo a poche ore i telegiornali nazionali hanno diffuso quelle stesse proposte come decisioni già prese, in attesa solo di una data che ne determini l’entrata in vigore. Né ci pare ad oggi si siano registrate smentite o puntualizzazioni da parte del Ministero.
Segnaliamo quindi un po’ di comprensibile sconcerto: le Associazioni vengono consultate in merito a qualcosa che riguarda direttamente il proprio specifico (la valutazione, i suoi oggetti e i suoi metri sono il pane quotidiano di noi docenti) ma tutto invece appare in larga parte già deciso altrove. Ha poco senso chiedere un parere e dei contributi su un testo che è stato costruito senza alcun coinvolgimento né nella sua genesi né nel corso della sua possibile revisione. Ci chiediamo: che senso ha tutto questo?
Riteniamo invece che sia decisivo confrontarsi su questo nodo cruciale.

È per questa ragione che vogliamo avviare dentro e fuori l’Associazione un confronto sul tema Valutazione perché il tema riguarda un nodo cruciale della scuola, del percorso educativo dei ragazzi ed è tanto rilevante per la professione docente. Non è a caso che una delle nostre Botteghe dell’Insegnare, tra le più longeve e vivaci, ha per tema proprio “Verifica e Valutazione”.
Iniziamo ora a mettere a fuoco alcune criticità delle proposte comunicate dal Ministero, confidando che sia l’esperienza di chi ci legge ad illuminarle perché ciascuno possa arrivare ad un giudizio.

La scala valutativa
Un primo elemento di “novità” è la proposta di passaggio dai numeri (10 gradi, anche se in realtà non tutti vengono realmente utilizzati) alle lettere (5 gradi con valore in ordine decrescente dalla A alla E, con un contenuto valutativo tutto da definire); si tratterebbe di una soluzione capace di per sé di modificare la posizione del docente nei confronti dell’allievo (o del suo apprendimento o delle sue performances o delle sue competenze; e anche su questo ci sarebbe da discutere parecchio). Una prima considerazione: in gioco deve essere posta la questione di cosa sia veramente la valutazione, di cosa la renda “autentica”; inoltre un percorso corretto dovrebbe mettere al centro i soggetti della valutazione, non gli strumenti. In altre parole: non è questione di “scala” ma di che cosa, come e perché si valuta. Teniamo presente che i corsi e ricorsi delle soluzioni adottate in passato di volta in volta per esprimere la valutazione (numeri, giudizi, lettere, di nuovo numeri, etc.) sono stati dettati dalle stesse motivazioni che oggi vengono addotte per sostenere il nuovo ritorno alle lettere: “trasparenza, leggibilità, personalizzazione”. Difficilmente potrà accadere qualcosa di nuovo finché l'accento viene posto esclusivamente sulle “regole”, intese come soluzioni salvifiche, e non sulle persone e sulla disponibilità ad un coinvolgimento personale tra docenti ed allievi.

Bocciare?
Con l’intento di “smascherare le ipocrisie” la scheda prende atto che nessuno più “boccia” alla primaria e propone di trasformare in norma quella che dovrebbe restare una scelta libera e responsabile degli insegnanti.
Per quanto riguarda la secondaria di primo grado, alla scuola si fa già obbligo di assumere, nei confronti dell’allievo in difficoltà, tutte le misure di recupero e accompagnamento necessarie per la sua “promozione” (come persona prima ancora che come studente), dunque in realtà nulla di nuovo. Ma occorre che la scuola inclusiva non sia uno slogan e sappia proporre una vera personalizzazione. La questione vera resta quella dei traguardi e dei profili in uscita.

Prove INVALSI: quali, quando, perché
La prova standardizzata di inglese è in preparazione da anni, si tratta quindi solo di decidere quando si parte. Sia nel primo che nel secondo ciclo potrebbe forse anche certificare un livello di competenza QCER.
L’anticipazione delle Prove Invalsi e la loro “uscita” dalla struttura degli esami presenta vari risvolti. Per certi versi aiuta le differenti forme di valutazione a rientrare ciascuna nel proprio territorio: valutazione di sistema incentrata sulle competenze quella del soggetto esterno Invalsi, valutazione dello studente incentrata sugli apprendimenti (ma anche qui occorre chiarire, perché ai docenti si chiede di progettare per competenze) quella delle commissioni d’esame.
Che la prova Invalsi – indipendentemente dall’esito – sia requisito di accesso agli esami potrebbe generalizzare la partecipazione e forse abbassare il tasso di cheating, offrendo dati più completi al Sistema Nazionale di Valutazione. Resta il problema di che cosa fare dell’esito della prova del singolo studente, come si vedrà poi.

Esami e certificazioni
Condivisibile l’intento di semplificare l’esame al termine del primo ciclo. Le soluzioni prospettate sulla presidenza della Commissione nel primo ciclo e sulla composizione della Commissione stessa nel secondo presentano sia aspetti positivi che criticità: possono favorire la considerazione del percorso realizzato dallo studente, così come, al contrario, accentuare l’effetto di stereotipia; possono infine addirittura cristallizzare con apposita norma quella autoreferenzialità che si dice di voler rifuggire.
Occorrerà una riflessione articolata, capace di prendere in considerazione e soppesare molteplici aspetti, così come sarà necessario ragionare sulle tipologie di prova per entrambi gli esami di fine ciclo: tradurre i profili in prove è questione tutt’altro che meccanica e le attuali impostazioni meritano una profonda revisione alla luce delle critiche emerse e dell’esperienza.
Resta aperta la questione dei diplomi e delle certificazioni: come è stato sottolineato da più parti, si tratta di capire dove (diploma o certificazione allegata?) e come (cinque livelli? quattro?) dire ciò che è necessario alla fine di un percorso scolastico rispettando la natura delle cose (apprendimenti? competenze?), lo scopo dei diversi strumenti (valutazione del docente, Invalsi, certificazioni esterne), lo scopo della documentazione che accompagna lo studente (descrizione del profilo, ingresso nel mondo del lavoro, accesso all’università).

Non ci pare corretto, per costruire un documento condiviso, chiedere un parere e dei contributi su un testo che è stato costruito senza il minimo coinvolgimento nella sua genesi. Né tanto meno così platealmente acconsentire (che in definitiva significa “avallare”) che la stampa dia per approvato un provvedimento che ancora non è stato nemmeno discusso. Nel contempo, proprio perché consapevoli dell'importanza del problema, Diesse garantirà il suo impegno per un lavoro specifico all’interno dell’Associazione (magari a partire proprio dal documento), allargando il dialogo a tutti coloro che vorranno starci.