N.6 - Tutto ha inizio da uno sguardo - Comunicato finale

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“Tutto comincia da uno sguardo”. Non è stato solo il titolo della convention 2016 di Diesse che si è svolta a Bologna il 22 e 23 ottobre. È stata anche la dinamica che ha caratterizzato la due giorni di lavoro. 800 insegnanti dalla Sicilia al Friuli, molti giovani, alcuni dirigenti scolastici e docenti universitari: sono stati loro i veri protagonisti dell’annuale raduno dell’associazione, perché è stato il dialogo, lo scambio di esperienze, il lavoro di approfondimento e di confronto a rendere evidente che non sono le teorie pedagogiche raffinate, non sono le metodologie innovative, neppure gli appelli all’importanza dell’educazione, ciò di cui oggi c’è vero bisogno; qualcosa di nuovo accade innanzi tutto quando la persona, l’insegnante di fronte alla realtà si mette in gioco, domanda, propone. È il soggetto il vero punto di speranza di fronte alla crisi della società, alla confusione che a volte regna a scuola, al clima di lamento che talvolta anima le sale docenti.

La due giorni ha visto impegnati i docenti in un serrato lavoro all’interno delle 20 Botteghe e Team work, a discutere e confrontarsi sul fare gli insegnanti: dalla grammatica alla valutazione, dal latino all’alternanza scuola-lavoro, dall’infanzia alla religione, tanti hanno commentato della ricchezza di esperienza, di idee, di documentazione che hanno potuto vedere, tanto che in molti hanno detto che avrebbero anche voluto più tempo per continuare…
L’incontro con alcuni ospiti ha aiutato a comprendere ed approfondire la consapevolezza dei fattori che sono in gioco. Molto ricca la tavola rotonda di apertura. Il prof. Giorgio Chiosso ha sottolineato, rileggendo le principali tendenze pedagogiche degli ultimi anni, come si sia giunti ormai ad un nodo centrale: è il cuore dei ragazzi quello che deve essere messo in moto, acceso; ma per far questo occorre che davanti a loro ci siamo degli adulti, degli insegnanti in grado di mobilitarli. Il preside del liceo Beccaria di Milano, Michele Monopoli, in un intervento appassionato e denso, ha riproposto una dinamica fondamentale della dimensione educativa: «vedere e farsi vedere contro il rischio della noncuranza: questa è la sfida educativa» ha detto, tra le altre cose; ed è il punto da cui partire per raccogliere le sfide che alla scuola si pongono ogni giorno; per vincere la differenza che genera la diffidenza; per recuperare un senso della propria identità, ma in modo aperto, educando alle radici e alla radice delle altre radici. Costantino Esposito, commentando le testimonianze di alcuni docenti che avevano raccontato del modo nuovo di vivere l’insegnamento proprio provando a “guardare davvero la realtà”, ha sottolineato che il “sarebbe bello se” è accorgersi che le esperienze belle di un modo vivo di fare scuola nascono innanzi tutto dall’accorgersi di “essere guardati”, non tanto da proprie capacità. E quindi ha inviato tutti a riscoprire che l’ideale della vita, il gusto del lavoro nascono rendendosi conto della realtà, a domandarsi “che cosa è l’acqua?” come nell’aneddoto ripreso da un discorso dello scrittore David Foster Wallace. Dopo aver sottolineato che oggi ai docenti è chiesto non di “spiegare” la realtà, ma di aiutare i giovani ad “entrare” in rapporto con essa, ha concluso dicendo che forse ci sono due nuove “competenze” non codificate dai testi di pedagogia, e cioè la capacità critica, cioè di mettere in discussione le cose, e il desiderare, in sintesi c’è bisogno di un “dubbio desiderante” in grado “di far emergere le domande ed abbracciarle”.
Il Direttore dell’USR Emilia Romagna, dott. Stefano Versari, ha aperto l’incontro della domenica mattina con un saluto a nome dell’Amministrazione, sottolineando l’importanza e il ruolo delle associazioni professionali, specie sul versante della formazione, per sostenere i docenti nel proprio compito educativo di fronte alle grandi sfide culturali e sociali.
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, è intervenuto evidenziando come il tema dell’educazione della persona sia decisivo nel dibattito contemporaneo sulla scuola, e che sul tema del formazione del capitale umano si assiste ad una convergenza da diversi punti vista lontani tra loro, come economisti, che riconoscono ormai l’importanza non solo dell’acquisizione di conoscenze e nozioni, ma anche delle cosiddette non cognitive skills (energia, amicalità, apertura mentale…), cioè quelle competenze che riguardano l’essere stesso della persona. Occorre formare il character della persona, usando l’espressione del premio Nobel Heckman, ed è sbagliato ridurre le capacità dell’individuo alle sole abilità cognitive. Nel suo intervento Vittadini ha rilanciato il ruolo delle associazioni come Diesse, perché sono il luogo che può sostenere l’impresa e il tentativo libero, creativo ed originale di ogni insegnante; un luogo, cioè un “corpo intermedio”, che per sua stessa natura rappresenta un punto di novità in grado di portare un contributo costruttivo a tutta la scuola.
Il presidente Carlo Di Michele, nel concludere i lavori, ha invitato gli associati ad avere consapevolezza che, come aveva detto il presidente della Repubblica Mattarella al Meeting di Rimini nell’agosto scorso, «L’amicizia è una leva della storia. Anche per questo è vero che tu sei un bene per me». L’associazione è per sostenere il tentativo di ognuno ed ognuno può contribuire a far crescere l’associazione. Il problema non è la struttura, ma che ci sia un luogo dove si possa fare continuamente esperienza che tutto comincia da uno sguardo.