N.8 - La pentola e il sugo. Una testimonianza

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Nel suo intervento alla Convention del 22 e 23 ottobre, Giorgio Vittadini ha proposto un’immagine di associazione come un luogo in cui la creatività, l’intelligenza, la responsabilità di ogni insegnante possa trovare una possibilità di confronto, di arricchimento, di rilancio. L’immagine era di una pentola in cui ribolle il sugo! Lo diceva avendo davanti a sé 800 insegnanti, di quasi tutta Italia, la maggior parte delle scuole statali, dall'infanzia alle superiori. Venuti davvero perché interessati, per una attesa di incontrare, di confrontarsi, di imparare; non per ripetere un gesto abituale, e questo si è visto dall'intensità con cui tutti hanno vissuto i vari momenti del nostro incontro.
Diesse è e vuol essere sempre di più questa realtà. Questa lettera non solo documenta quel che Diesse è; ma indica con chiarezza quel che deve sempre di più essere, indica anche una prospettiva.

“Ciao Anna, mi piace condividere con te in forma scritta i pensieri che ho avuto sulla via del ritorno dalla convention Diesse.
Sono oramai almeno 5 anni consecutivi che insieme andiamo al consueto appuntamento di Bologna, fra i partecipanti trovo sempre qualche viso nuovo e qualche faccia nota (così come fra gli organizzatori).
Gli insegnanti arrivano da tutta Italia, alcuni li vedi arrivare trascinando il trolley, segno che vengono da lontano e che cercano di arrivare puntuali facendo quadrare tutto: perché non dimentichiamoci che un insegnante è anche spesso un genitore, una persona che quindi in mezzo alle molte cose che deve fare deve anche organizzare altre persone, per lo più piccole.
Sono persone che volentieri sacrificano del tempo libero per la propria formazione, senza che questo necessariamente si converta in maggiori soldi, riconoscimenti o altro. Insomma, scelgono di formarsi senza che vi sia un obbligo o un tornaconto più o meno esplicito (e in questi tempi dove ogni prezzo è trattabile e quasi tutto ha un prezzo mi pare un buon segno).
Arrivano e ascoltano ma parlano anche. Sentono pareri differenti, colleghi che magari attuano scelte/strategie che loro non avrebbero pensato. E non perché uno sia meno valido di un altro, ma perché è dal confronto, dal dialogo che nascono le cose più interessanti: lo si propone anche in classe. La Convention è un momento di scambio in tutti i sensi: scambio di idee, di liste di materiale, di appunti e spunti.
Io questo lo vedo di striscio ma lo intuisco. Qui si ha a che fare con appassionati. Arrivano al mio banchetto di scolastica chiedendomi novità, o cercando il sussidio utile per QUEL singolo studente. Sono competenti, determinati. I giovani più energici, quelli più anziani più esperti. Ma tutti con la stessa voglia.
Torno a casa distrutta ma felice, felice perché so che dare un libro ad un insegnante così (uno che non si lamenta del lavoro che fa, che non mendica copie gratis come se fosse un povero disgraziato – cose che accadono –, che non si lamenta costantemente dei suoi studenti ma che anche nelle situazioni più “turbolente” sa accettare la sfida educativa). Sono persone felici di svolgere il lavoro che fanno, preparate, che ti ascoltano e dalle domande e dalle richieste li trovi competenti e attenti sia alla globalità della classe che a chi ha bisogno di sussidi particolari. La cosa bella è che lo noti a prescindere dal grado di scuola o dall'insegnamento. Aver a che fare con persone così restituisce dignità al lavoro di tutti coloro che stanno loro intorno. Alla prossima Convention! Giulia.”

Un io in azione, che guarda se stesso e il proprio lavoro così: questo, ne siamo certi, è il vero protagonista del cambiamento e della vera novità nella scuola.