N.10 - Uno sguardo che cambia. Una testimonianza

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In queste settimane abbiamo voluto continuare ad approfondire, attraverso tante testimonianze, il contenuto della proposta della Convention di Bologna; l’esperienza di alcune amiche insegnanti della Sicilia ci aiuta a comprendere meglio quanto abbiamo ascoltato a proposito di un nodo essenziale della sfida educativa di oggi, la necessità di pensare alla scuola come il luogo non solo degli apprendimenti, ma della educazione della persona, di quel character di cui parla il premio Nobel Heckman o delle cosiddette non cognitive skills.

Misericordia e accoglienza: una sfida possibile” è il titolo del concorso che il Centro sportivo italiano “Chiara Luce Badano”, da sempre impegnato in attività di accoglienza degli ultimi, ha bandito in collaborazione con l’I.C. “Leone” di Caltanissetta; la scuola media, che ha curato la parte didattica, da molti anni porta avanti il progetto dal titolo Scuola & Persona che l’USP di Caltanissetta ha poi diffuso tra le scuole del territorio nazionale.

Con tale progetto abbiamo voluto lanciare una provocazione, riprendendo le parole di Papa Francesco, quando lo scorso maggio è intervenuto all’ONU, dicendo: «Proviamo ad affrontare questo tema dell’accoglienza non anzitutto come un "problema", ma guardando negli occhi gli uomini e le donne che emigrano. Proviamo a chiederci chi è quell'"altro" che bussa alle porte delle nostre società, da quali terre arriva, perché ha deciso di lasciarle. (….)» e ancora «Come è possibile guardare l’altro in modo nuovo, non semplicemente tollerando il diverso, ma intravvedendo e scommettendo sul fatto che “tu” sei e rappresenti una positività ultima di cui “io” necessito per vivere? Cosa rende possibile una posizione umana come questa appena descritta?». «Non si amano i concetti, non si ama un’idea; si amano le persone».

È nata così l’idea del concorso al quale hanno aderito più di 600 scuole di tutta Italia le quali hanno testimoniato un’idea molto positiva di accoglienza attraverso l’invio di materiali quali poesie, lettere e disegni che sono stati in seguito esposti e premiati nella I Giornata Nazionale dell’accoglienza svoltasi a Serradifalco (CL) alla presenza di numerose autorità e di centinaia di ragazzi provenienti da tutto il territorio nazionale.

La soddisfazione maggiore per noi docenti si è avuta ascoltando il racconto dei ragazzi sulla ricchezza umana che ricevono ogniqualvolta incontrano i giovani cooperanti dell’associazione AVSI che si collegano in videoconferenza con i bambini adottati a distanza. Inoltre gli studenti con commozione ci hanno comunicato che stando quotidianamente con i propri compagni di scuola profughi hanno cambiato il loro modo di percepire la diversità, l'integrazione e l'accoglienza. Il Senato, avendo riconosciuto l’alto valore formativo del progetto, ci ha invitati a raccontare il lavoro svolto. A questa proposta i ragazzi hanno aderito volentieri: di fronte a tutti hanno così testimoniato il cambiamento del loro sguardo attraverso la proiezione di un video e la presentazione di una lettera a conclusione del progetto indirizzata ai loro coetanei profughi dal titolo "Cari amici profughi...". Tra i passaggi più significativi citiamo: «... vi volevamo ringraziare perché, stando accanto a voi, è cambiato il nostro sguardo sulla realtà (…) Dopo un primo imbarazzo iniziale abbiamo cominciato a raccontarci di noi, delle nostre tradizioni, della nostra religione e tutti eravamo accomunati dallo stesso desiderio di essere felici... Adesso non potremo più passare accanto alle persone profughe con indifferenza, sono nostri amici».

Ci siamo accorte che il percorso avviato educa davvero l’umano, forma dei cittadini attivi i quali diventano a loro volta capaci di aprire il proprio sguardo in ogni ambiente ove si trovano, arrivando a considerare la presenza dei profughi come una profonda ricchezza culturale e umana, fino a sentirli come amici. Ad esempio, è diventato normale per loro condividere ogni esperienza della quotidianità: dalla ricreazione all’aiuto allo studio, all’andare insieme al MacDonald’s, oppure organizzare insieme una partita al di fuori della scuola, in modo spontaneo, senza che noi docenti glielo avessimo chiesto. “Vivono” e non “parlano” di accoglienza. Tutto questo percorso didattico e umano è stato pubblicato ufficialmente dal Senato in un fascicolo dal titolo A PORTE APERTE per indicare la tolleranza, l’accoglienza, la solidarietà nei confronti di chi è meno fortunato.

Alla luce di questa feconda esperienza ci sentiamo di affermare che è possibile rispondere positivamente alla sfida dell’accoglienza, così come lo hanno testimoniato tantissimi nostri ragazzi. Dobbiamo riconoscere che questo cambiamento di sguardo è stato possibile anche grazie al coinvolgimento di tanti adulti facenti parti di associazioni sportive, culturali e ricreative che hanno persino preso in carico l’organizzazione formale dell’evento. Papa Francesco ci ha inviato una lettera per congratularsi con noi del percorso compiuto ed esortarci a farci portatori di pace e di misericordia tra quanti avremo modo di incontrare. Il pontefice conclude il suo messaggio «auspicando che gli alunni, i docenti e i familiari possano camminare sulla via della luce, della gioia e della solidarietà per costruire un mondo migliore nell’amore».