N.11 - Tesseramento 2017

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Settimana scorsa, abbiamo letto la storia straordinaria del concorso “Misericordia e accoglienza: una sfida possibile” inventato da una scuola di Caltanissetta sull’accoglienza dei migranti, con i ragazzi che alla fine hanno ringraziato per il progetto «perché, stando accanto a voi, è cambiato il nostro sguardo sulla realtà». Quella precedente, una giovane insegnante ha osservato come «ci sono ancora persone disposte a condividere con te il tuo percorso lavorativo, non fornendoti la pozione magica con la quale poter risolvere i problemi che possono sorgere nello svolgimento della propria professione, ma lanciandoti una proposta: comunicare te stesso attraverso la disciplina che sei chiamato ad insegnare, volgendo lo sguardo a quei ragazzi unici e irripetibili che incontri a scuola». La settimana prima ancora, abbiamo letto la lettera di Giulia dalla Convention: «Qui si ha a che fare con appassionati. Sono persone felici di svolgere il lavoro che fanno, preparate, che ti ascoltano e dalle domande e dalle richieste li trovi competenti e attenti sia alla globalità della classe che a chi ha bisogno di sussidi particolari. Aver a che fare con persone così restituisce dignità al lavoro di tutti coloro che stanno loro intorno».

C’è una storia in atto, c’è una possibilità all’opera, ci sono persone normali e insieme straordinarie («Era necessario che l’eroico diventasse quotidiano e il quotidiano diventasse eroico», secondo la formula geniale di Giovanni Paolo II che i più anziani ricordano bene) che lottano contro la tentazione della rassegnazione per affermare che un bene – reale, attuale, non immaginato o progettato – è possibile. Ma tutto questo non avviene per caso, non nasce da sé. Occorrono un lavoro, una compagnia, un sostegno reciproco. Da soli, ciascuno è destinato a soccombere al nulla che avanza.
Allora, prendere sul serio uno strumento umile ma tenace, provvisorio ma intanto prezioso, come l’Associazione, è il modo più semplice per favorire la crescita, la tenuta, la diffusione di questa esperienza di bene.
Come abbiamo detto a conclusione della Convention, non c’è “qualcuno” che “fa” l’associazione per noi; l’associazione c’è quando c’è qualcuno che mette in gioco se stesso, la propria libertà, responsabilità, passione; e lo fa decidendo di mettersi insieme ad altri.

È per questo motivo che proponiamo a tutti di iscriversi a Diesse: non è la formalità di chi si schiera dalla parte “giusta”, non è l’obolo per sostenere il lavoro di chissà chi; è l’atto di chi accetta di rischiare la propria responsabilità in un’opera comune di cui ha cominciato a sperimentare la convenienza. Senza temere di partire dal gesto più elementare, ma per nulla irrilevante: un modo per dire “sì, mi interessa, a quest’avventura voglio partecipare anch’io”.