N.3 - Alternanza. Basterà il bottone Rosso?

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La discussione attorno al valore dell’Alternanza Scuola-Lavoro è stata particolarmente accesa in queste settimane. Se n’è parlato di recente negli Stati generali voluti dal Ministro, anche per contrastare una forte ondata critica. Sui giornali ha fatto notizia il “bottone rosso” a disposizione degli studenti per segnalare direttamente problemi, disfunzioni, ecc. ai quali il Ministero darà tempestiva risposta…. In realtà la situazione va analizzata con attenzione.

Presi dalle svariate problematiche e difficoltà sia progettuali che operative, spesso assediati dalla necessità di svolgere il determinato numero di ore (200/400) da conciliare peraltro con la didattica “convenzionale”, pressati dalle esigenze delle famiglie e degli studenti (si pensi a tutta la questione dell’ASL da svolgere durante i periodi di vacanza), molte volte in grande difficoltà nel reperire sul territorio possibilità di esperienze qualificate per i propri studenti, tanti docenti - non solo quelli impegnati nell’organizzazione dell’ASL - sono scoraggiati e fanno molta fatica a comprendere il senso di tutto questo attivismo, finendo per proporre frequentemente una serie di attività simili a quelle scolastiche o a sperare addirittura che si possa ritornare al passato con una prossima abrogazione della legge.

La radice di questo malessere e della resistenza che in parte ne consegue è forse di tipo culturale e può essere riassunta in alcune domande fondamentali che un po’ tutti, nell’universo docente, si fanno: le esperienze di lavoro hanno un valore educativo? Se lo hanno, in cosa consiste? Il lavoro e il mondo del lavoro, così come sono configurati nella nostra società, hanno qualcosa da offrire alla formazione delle nuove generazioni?
Sono questioni molto interessanti e urgenti sulle quali vale certo la pena di allargare e approfondire la riflessione, anche perché le risposte non sono affatto scontate.

Dal canto nostro, non per superficiale ottimismo, ma osservando tante esperienze positive e discutendo con chi è impegnato da decenni in attività di alternanza e di stage, pensiamo che l’ASL rimanga un’opportunità da saper cogliere, perché rappresenta una modalità interessante anzitutto per aiutare i ragazzi a comprendere il nesso tra la scuola e il mondo esterno, a contrastare meglio la loro disaffezione nei confronti della scuola e infine a riqualificare l’offerta formativa rendendola più ricca e articolata.
Siamo indotti a pensarlo perché sono tante le esperienze di ragazzi i quali hanno toccato con mano cosa voglia dire sapersi destreggiare in un ambiente lavorativo o che hanno potuto dire con orgoglio: “Quel prodotto è stato realizzato anche grazie a me”. Come a Torino, dove, alla fine dello scorso anno scolastico, gli studenti di molte scuole della provincia e i loro tutor aziendali hanno presentato i principali progetti realizzati per l’ASL ad altri studenti, alle aziende che collaborano con le scuole e alle famiglie. È stato un evento molto interessante non solo perché finalizzato all’orientamento e alla pubblicizzazione dei risultati, ma soprattutto perché ha permesso ai soggetti coinvolti di essere maggiormente coscienti e protagonisti del percorso svolto. Tra le esperienze più significative: lo studio, la progettazione e la costruzione di gioielli ispirati all’antico Egitto (grazie alla collaborazione di un Istituto tecnico-grafico con il Museo Egizio), con relativa sfilata in cui alcune ragazze hanno indossato i monili costruiti; la costruzione – da parte di alunni di un istituto tecnico polispecialistico - di oggetti a basso costo in grado di aiutare persone con disabilità, tra cui un deambulatore realizzato con lo street board, targhette di individuazione delle classi per ipovedenti della stessa scuola e altri oggetti di uso comune come dispositivi fisioterapici. E ancora: un sistema per eliminare il ghiaccio dalle ali dell’aereo, un sistema di gestione telecamere per macchinari ultraleggeri finalizzati a riprendere e monitorare il territorio, un sito di e-commerce.

Quindi, destinare alcune ore della propria attività d’insegnamento per guidare gli alunni a sperimentare i nessi tra le discipline e la realtà, e più concretamente accompagnare gli alunni, in contesti lavorativi, ad osservare, affiancare un adulto, compiere delle azioni diverse da quelle svolte in classe, non significa affatto che la scuola rinunci al suo ruolo conoscitivo; vuol dire anzi tenta di realizzarlo ad un livello più profondo, al livello cioè di quelle competenze o skills che, secondo studi recenti, aiutano i giovani ad orientarsi meglio nella vita, e in particolare nel mondo del lavoro.

L’alternanza, se ben fatta, può insegnare questo attraverso l’introduzione al lavoro in ambienti finalizzati, in modo guidato; può aiutare gli alunni a scoprire se stessi in azione e poi a riflettervi sopra, come accade peraltro in molti contesti lavorativi adulti. Per esempio, i ragazzi hanno bisogno di avere una prova anche piccola del loro ‘successo’ nella società, di capire che la skill di sapersi porre in modo positivo dentro un contesto (la cosiddetta ‘intelligenza delle circostanze’) è una risorsa preziosissima.

Per realizzare questo è fondamentale che scuola, mondo imprenditoriale ed enti pubblici collaborino e che abbiano come priorità la valenza formativa dei ragazzi piuttosto che il proprio interesse immediato - per la scuola le 200/400 ore obbligatorie da fare, per l’azienda individuare qualche buon candidato al lavoro -. Occorre progettare insieme ai tutor aziendali percorsi mirati alle aspettative, necessità e/o competenze dei ragazzi; in questo modo, il risultato è spesso assicurato, come ci testimonia chi sperimenta da decenni percorsi di stage.
Inoltre, per il successo delle iniziative legate all’ASL, non si può fare a meno di curare un’adeguata formazione dei ragazzi, non ridotta appena alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro o ad una preparazione di tipo psicologico. Gli studenti non devono essere lanciati nelle attività di alternanza fuori dalla scuola come pacchi postali, ma è auspicabile che essi siano aiutati dai tutor, e dagli insegnanti in generale, a carpire i motivi e le condizioni per imparare qualcosa di nuovo, a guardare a certe dinamiche che accadono durante lo stage.

È essenziale infine anche la realizzazione di una formazione per i docenti e di una serie di attività sul territorio (convegni, seminari, incontri scuole-aziende…) per favorire una nuova cultura e un nuovo sguardo sul mondo del lavoro da parte della scuola.

Le esperienze virtuose cui si è accennato sono per tutti uno sprone a ricominciare un dialogo senza pregiudizi sull’ alternanza e a considerare la propria disciplina - anche quelle tradizionalmente considerate ‘lontane’ dalle prospettive lavorative - un tassello utile per la formazione e per le competenze che rendono i nostri giovani più consapevoli del proprio percorso di vita, più attenti e più competitivi nella realtà in cui si stanno affacciando.