N. 7 - Un astronomo a caccia di stelle... e di stima

Durante l’assemblea plenaria della Convention scorsa, il prof. Marco Bersanelli, docente di Astronomia ed Astrofisica all’Università di Milano, ha sottolineato un passaggio significativo nel suo percorso di ricercatore.

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Nel corso del suo intervento durante l’assemblea plenaria della Convention scorsa, il prof. Marco Bersanelli, docente di Astronomia ed Astrofisica all’Università di Milano, ha sottolineato un passaggio significativo,un vero e proprio punto di svolta nel suo percorso di ricercatore, riferendosi alla sua esperienza negli Stati Uniti a Berkeley. In quella circostanza a lui fu data la responsabilità di uno strumento altamente tecnologico con cui lavorare per un intero anno, al termine del quale si sarebbe dovuta prendere un’importante decisione per la ricerca.

Ma quando Bersanelli presentò la sua relazione e si affidò alla decisione del responsabile del progetto, il professor George Smoot, che in seguito sarebbe stato anche premio Nobel, quest’ultimo esplicitamente gli chiese: “E tu cosa ne pensi? Qual è il tuo punto di vista?". Quell’attenzione e quella stima del professore, famoso e autorevole, verso un semplice ricercatore incoraggiò il suo lavoro, a tal punto da condurlo a imitare tale atteggiamento nei confronti di tutti coloro che sarebbero stati suoi allievi, sia affidando loro una responsabilità, proporzionata, sia confrontandosi senza mezzi termini con il loro giudizio.

Questo episodio ci sembra mettere a fuoco una questione seria dell'educazione oggi: ciò che fa la differenza è avere o non avere stima dell'altro a cui s’insegna qualcosa. Avere stima dell'altro non è una nuova forma di buonismo, né la decisione forzosa di voler negare il pensiero dominante, secondo cui i giovani d'oggi non hanno più curiosità e quindi non tentano la via della conoscenza. È un'altra l'origine della stima che un insegnante porta all'altro: è l’aver percepito chiaramente, almeno in alcune circostanze della propria vita, una stima su di sé. Solo in forza di questo diventa possibile guardare con uno sguardo simile anche i propri alunni.

Ma vale anche per i genitori. La necessità di un rapporto con i figli, di un vero dialogo, che prenda sul serio le attese, le domande, le inquietudini profonde dei propri figli. Una urgenza che in pochi hanno colto nel dibattito seguito ai fatti di Corinaldo, nelle Marche.

Nella realtà odierna tutto sembra portar dentro una disistima e questo appesantisce la vita e i rapporti.
Gli insegnanti sembrano avere tutte le ragioni per non sentirsi stimati dalla società che li circonda, dai colleghi, dagli alunni stessi, dal Dirigente scolastico… e a volte la classe diventa un rifugio, un nascondiglio per la delusione di cui ridondano tutti gli altri ambiti.
I genitori, sempre più tirati in ballo, ma a volte sempre meno consapevoli del ruolo decisivo che devono e possono svolgere verso i propri ragazzi.

Ma in una situazione generalmente negativa come è quella di oggi – che talvolta magari, inaspettatamente, porta dentro un barlume di positività – s’incontra uno che, invece, per un aspetto particolare punta su di te, allora tutto cambia, perché ciò che vale non sono le diverse cose da fare o le regole da rispettare, ma l’avvertire concretamente di essere prezioso agli occhi di un altro. Questo cambia la vita.

Un insegnante, ma anche un genitore, un capo ufficio, un imprenditore, che ha trovato uno sguardo di simpatia per sé può entrare in classe a portare questo sguardo, tutto teso a snidare - dentro le incrostazioni dello scetticismo e del cinismo - la libertà dell'altro, per puntare tutto su quella mossa originale. È prima di tutto una sfida educativa, non una nuova tecnica: ne hanno dato testimonianza concreta gli altri interventi del sabato alla Convention, di Cristina Rossi e di Franco Nembrini.

Ci sembra, questa del metodo, davvero una questione cruciale. Per queste ragioni invitiamo tutti a riprendere i contenuti degli interventi alla Convention 2018, disponibili sia sul canale Diesse di You Tube che sul sito di Diesse.