N. 6 - La distanza e l'imprevedibile che riaccade

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“Scrivo per condividere con lei l'accaduto di oggi. Se dovessi cercare una parola per descrivere questa giornata [la prima dei Colloqui Fiorentini, NdR] credo che essa sarebbe certamente “imprevedibile”. Avete ri-destato il mio Desiderio. Come quando la mattina viene improvvisamente spalancata la finestra e si è costretti a tenere gli occhi socchiusi, così mi sono sentito: disabituato a quella luce, incapace di capirla nella sua totalità. Un'immobilità quasi forzata, non voluta ma necessaria, come quella di Dante e Virgilio nel II del Purgatorio: “come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora”.

Così scrive uno studente di Nuoro dopo il primo giorno della XX edizione dei Colloqui Fiorentini, tenutisi in streaming la scorsa settimana. Cosa si può dire di fronte a pensieri come questi, che racchiudono in poche parole quanto è ben dettagliato nel resto del racconto? Meglio restare in silenzio e contemplare quello che è accaduto a centinaia di ragazzi che anche quest’anno si sono avventurati coi loro insegnanti a studiare Dante. Proprio come dice il Sommo poeta: “Mentre ch’i’ rovinava in basso loco / dinanzi a li occhi mi si fu offerto / chi per lungo silenzio parea fioco”: mentre ciascuno è preso dalle proprie incombenze, fatiche, insoddisfazioni date dalla situazione personale e/o dalla crisi del Covid che ci costringe alla dad, a volte riaccade dinanzi ai nostri occhi qualcosa di imprevedibile che ridesta il desiderio, dei ragazzi e nostro.

E se volessimo dedurne una metodologia didattica? Puntiamo tutto sull’incontro fra il cuore vivo degli autori con il nostro cuore, che spesso è addormentato! La cultura non ha a che fare con l’accumulo di conoscenze e nemmeno di competenze, ma con un io che viene investito da un avvenimento: l’incontro con l’autore, che abbraccia tutta la sua persona, nell’interezza del suo essere, corpo e mente, e la cambia.

“Una lettura seria e profonda cambia la mia vita: è un incontro con un’apparizione imprevista, come un incontro all’angolo della strada con l’amante, con l’amico, con il nemico mortale”, scrive il grande critico George Steiner.

Un’esperienza simile hanno vissuto anche gli alunni e gli insegnanti che hanno lavorato per alcuni mesi sul tema dell’VIII edizione delle Romanae Disputationes, “Affetti e legami. Forme della comunità”: nonostante non siano mancati momenti di scoraggiamento, legati alla situazione emergenziale anche didattica, per i circa 1000 ragazzi che sono arrivati alle recenti finali del concorso filosofico più importante in Italia, ha fatto la differenza l’aver riflettuto spesso su domande indifferibili quali: “perché facciamo esperienza di affetti senza legami? perché siamo connessi ma scollegati? l’uomo è un essere egoista o altruista?”. E la cogenza di molte situazioni ha sfidato a costruire delle risposte reali, vissute sulla propria pelle e scoperte nel dialogo con gli altri compagni di cammino.

Rispetto a tutto questo la dad, l’edizione dei concorsi in streaming anziché in presenza, la lontananza fisica non hanno avuto alcun potere, come nota anche un’insegnante: “Ormai non ci ferma neanche la dad. Distanze eliminate!”.

Il grande incontro con la vita, attraverso la letteratura, la filosofia e la conoscenza tutta, è sempre possibile e in tante case di alunni e proff., misteriosamente, continua ad accadere. Ciò non cancella le grandi difficoltà che la comunità scolastica sta attraversando in quest’ultimo anno emergenziale, ma suggerisce che la passione per la realtà che portiamo nel nostro lavoro, la disponibilità a rimetterci in discussione con intelligenza, impegno e fatica improvvisamente “fioriscono” con i colori e il profumo capaci di vincere lo strato di apatia e di resa che oggi rischia d’insinuarsi più del virus.