N. 8 - Covid e scuola: quale virus blocca il dialogo tra le parti in causa?

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I preparativi per la ripresa scolastica post-natalizia hanno dovuto fare i conti con la nuova escalation del virus che, ancora una volta in modo imprevedibile, ha gettato in aria il precario equilibrio in cui le istituzioni scolastiche si erano faticosamente barcamenate fino allo scorso dicembre.

Come ormai da due anni a questa parte, anche in questa occasione sui social e sui vari mezzi di comunicazione si sono sprecati giudizi assertivi di tutto e del suo contrario, polemiche sulle istituzioni e sui governanti… un’ipercomunicazione che lascia disorientati e spesso sfiduciati. Ci siamo chiesti: come discernere nel mare magnum del chiacchiericcio e delle idee sbandierate in bella mostra, che spesso appaiono distanti dalla realtà?

Qualche considerazione: anzitutto, ci sembra urgente ribadire che non è un criterio sostenibile decidere sulla scuola senza ascoltare e dialogare con la scuola. I presidi, i docenti, i genitori rappresentano i fruitori del servizio scolastico, sono espressione del territorio e delle situazioni reali che - da vicino - emergono con tutte le loro caratteristiche e necessità: occorre che le istituzioni ascoltino concretamente sia i soggetti che operano quotidianamente a scuola sia le autonomie, soprattutto quando si fanno portatrici di istanze precise e adeguatamente motivate. In questo senso sono state importanti alcune iniziative prese “dal basso”: alcuni DS hanno condiviso e lanciato una richiesta formale per chiedere l’avvio della Dad per due settimane; analoga richiesta è arrivata anche da alcuni governatori di regioni e sindaci; altre iniziative simili, locali e nazionali, hanno contato decine di migliaia di firme. Il recente DL ha introdotto una serie di criteri e di misure che le scuole devono adottare, confermando comunque la ripresa delle attività didattiche per il 10 gennaio.

Per questo ci domandiamo: fermo restando che la didattica in presenza costituisce innegabilmente un valore da salvaguardare, in questa situazione di crescente preoccupazione per il moltiplicarsi di contagi, che stanno lasciando a casa centinaia di studenti e “scoperte” molte classi per l’assenza di tanti insegnanti anch’essi colpiti dal virus, non sarebbe stato meglio prevedere soluzioni più flessibili, osservare l’andamento della pandemia, lasciare alle scuole la possibilità di valutare le situazioni, tenendo conto che la Dad realizzata in molte scuole ha comunque consentito di “fare” scuola?

In questo senso ci sembra importante quanto ha sostenuto Recalcati in una recente intervista su Huffington post: “La crisi legata alla pandemia ci ha invece insegnato che senza le istituzioni, penso anche all’istituzione della famiglia e a quella ospedaliera, non solo a quelle governative, le nostre vite sarebbero finite malissimo. La politica ha oggi il compito primario di recuperare la dignità delle istituzioni, di mostrare che le istituzioni non sono la faccia sporca della vita, ma il suo fondamento”. Vogliamo dar fiducia alle istituzioni, a quelle politiche in primis; ma chiederemmo che le istituzioni, centrali e periferiche, potessero meglio dialogare evitando corto circuiti che rischiano di aggiungere confusione ad una situazione già assai complessa.

Auspichiamo di poter contribuire, con la forza del dialogo, anche serrato, del confronto critico e costruttivo nonché con l’opera educativa quotidiana, all’edificazione di una scuola e di una società migliori.