N. 15 - Il PNRR per la scuola

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Sono 4 gli articoli dedicati alla scuola nel DL 36/2022, “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, destinati però a lasciare il segno: con prospettive che ci preoccupano. Non se ne parla molto, perché la politica è concentrata su altro, come sempre: balneatori, catasto… ma il Parlamento italiano dovrà convertirlo in legge in tempo brevi.

Due i temi di fondo: reclutamento dei docenti e formazione, iniziale e continua.

Desta perplessità il fatto che alla scuola, nel percorso di formazione iniziale, venga attribuito un ruolo marginale rispetto all’università, mentre sappiamo bene quanto siano importanti, oltre alle conoscenze accademiche, anche le competenze acquisite nell’esperienza, all'interno delle mura scolastiche.

E poi il reclutamento: non solo non si risolvono le questioni che hanno portato a graduatorie senza esaurimento e a concorsi assolutamente inadeguati, ma si complicano ulteriormente le procedure, con la inevitabile conseguenza di allontanare i giovani dall’insegnamento!

Diesse, insieme al Rischio Educativo, ha avanzato pubblicamente una proposta che va nella direzione della semplificazione e della valorizzazione delle professionalità:
• la separazione tra il percorso abilitante, comprensivo del tirocinio attivo, e il reclutamento;
• la definizione di un percorso abilitante della durata di un anno, dopo il conseguimento della laurea di II livello, da svolgere con contratto di formazione-lavoro retribuito, centrato sull’integrazione tra tirocinio attivo a scuola e corsi di natura metodologico-didattici da svolgere in università;
• il rilascio, al termine del percorso e previa valutazione, dell’abilitazione all’insegnamento che deve tenere conto sia della preparazione disciplinare, sia della esperienza di praticantato (o tirocinio attivo);
• la creazione di un Albo professionale regionale dei docenti Abilitati;
• il reclutamento nelle scuole statali attraverso concorso;
• la possibilità di assumere docenti abilitati inseriti nell’Albo regionale sia per le scuole statali, in caso di esaurimento di vincitori, sia per le scuole paritarie.

Altro allarmante cambiamento, l’invenzione della Scuola di formazione: destinata ad essere l’ennesimo organismo burocratico che centralizza e verticalizza la formazione in modo preoccupante (con qualche dubbio anche sulla sua costituzionalità), sia per i contenuti che per l’organizzazione dei corsi, e la rende lontana dalle esigenze reali dei docenti. Tale istituzione taglia fuori dal campo della formazione non solo le associazioni professionali che si occupano di formazione in modo pubblico già da decenni, con competenza, dedizione, professionalità e passione, ma anche le scuole e le reti di scuole. In barba a qualunque principio di autonomia e sussidiarietà.

Si tace, infine, sulla carriera dei docenti, riconoscendo, al massimo, un 'contentino' economico una tantum: come al solito, un palliativo capace solo di scatenare una 'guerra tra poveri' piuttosto che davvero riconoscere il merito di chi, nel proprio lavoro, innova, ricerca, progetta e si spende totalmente i ragazzi.

La Scuola italiana rischia di perdere una opportunità: chiediamo con forza che, anche se i tempi sono stretti, su questi temi così decisivi ci possa essere ancora uno spazio di confronto e di proposta.