QUESTION TIME

Question Time, uno spazio per aiutarci a giudicare il mondo della scuola e a viverlo in prima persona.
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CHE SUCCEDE QUANDO A SCUOLA TORNA IL SOGGETTO?

Scuola ancora nel caos all’inizio di un nuovo anno scolastico. Si preannunciano infatti forti disagi in Lombardia e probabilmente in altre regioni a causa della sospensione del concorso per dirigenti scolastici. D’altra parte, mentre l’amministrazione promette l’avvio di nuovi concorsi per l’immissione in ruolo di docenti abilitati, prosegue non senza difficoltà e intoppi di ogni genere il percorso abilitante della prima tornata di Tfa transitorio della storia scolastica italiana, iniziatosi in luglio con la discutibile prova preselettiva a base di test errati e poi corretti.

Un recente documento della Compagnia delle Opere, che abbiamo sottoscritto, chiedeva:
“È fondamentale che il primo ciclo di TFA giunga in porto. È allo stesso modo importante che il Ministero predisponga per tempo (e con maggior attenzione e trasparenza rispetto a quanto fatto finora) le procedure e i contenuti delle prove per avviare un secondo ciclo di TFA. Nel breve periodo occorre adottare da subito un criterio di ragionevolezza nella preparazione dei futuri test d’ingresso, evitando il nozionismo, calibrandoli in rapporto al percorso formativo degli studenti e curandone attentamente la correttezza. Nel frattempo bisogna procedere con l’attivazione del TFA speciale per gli abilitandi con tre anni di insegnamento, da affiancare a quello ordinario. Nel lungo periodo va eliminato il test preliminare, utile in una fase “emergenziale”, non più “a regime”. Analogamente, si sganci la programmazione degli accessi dal fabbisogno, legandola esclusivamente all’offerta del sistema universitario”.

Quanto sia difficile per un corpo elefantiaco come il Ministero della Pubblica Istruzione programmare il futuro, anche quello più immediato, lo dimostra talvolta la fatica del livello politico ad incidere in una situazione controllata dalla macchina burocratica alleata con il sindacato. Cosa sta succedendo? Da quale parte ricominciare per costruire la scuola di ogni giorno?

Per uscire da questa situazione, bisogna affermare non a parole ma nei fatti che la scuola non è anzitutto il ministero e che, quindi, la forza di una proposta educativa e
formativa dipende dal soggetto, dalla sua capacità di giudizio e di apertura a tutta la realtà, e non dalla delega che ciascuno (singolo o gruppo) può affidare a una qualche forma di potere alternativo (sindacale, collegiale, giuridico) a quello attuale. Nell’atto educativo, da cui hanno origine anche la scuola e l’insegnamento, il rapporto che l’adulto riesce a stabilire con le domande dei più giovani è diretto: da subito è possibile intraprendere il cammino di verifica di una ipotesi.

È il soggetto che è capace di assumersi una responsabilità anche nei confronti di tutta la complessità della situazione scolastica nella quale si trova immerso: la lezione, la classe, i colleghi, l’istituto, il territorio, etc.

In questo senso, una scuola esiste già ed è quella dei tanti insegnanti che sono già punto di riferimento nel loro ambiente perché pazientemente rispondono alle tante domande degli alunni e dei colleghi, mettendoci del proprio. Sono pochi, sono tanti? Un dato certo è che il 78% degli insegnanti rifarebbe, se dovesse scegliere, il mestiere che fa. Leggendo questo dato statistico si può ipotizzare che non sia smarrita la passione educativa e il desiderio di costruire la scuola come ambito di valorizzazione dell’umano presente e passato.

È questa scuola già in atto che le politiche istituzionali e ministeriali, pur necessarie, dovrebbero cogliere per favorirla e metterla in grado di contagiare tutto il sistema.
Ecco perché un soggetto non rifugge nemmeno dalla prospettiva di un confronto con l’assetto normativo che concerne la sua veste civile e professionale. Lo ha ribadito la mostra del Meeting L’imprevedibile istante, a cura della Fondazione per la Sussidiarietà, che nella sezione sulla scuola presenta otto proposte: 1. Riduzione dell’abbandono scolastico; 2. Superamento della disaffezione alla scuola; 3. Autonomia degli istituti scolastici e libertà di scelta delle famiglie; 4. Esperienze e conoscenze che aprano a un mondo globalizzato; 5. Reclutamento degli insegnanti e carriere basate sul merito; 6. Valutazione esterna di scuole e docenti; 7. Pari opportunità per studenti meritevoli meno abbienti; 8. Pari dignità all’istruzione professionale.
Una bella agenda per chi si muove con consapevolezza, forte anzitutto della sua soggettività.

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