I vantaggi del fare scienze sul campo

Gli studenti di tutte le età devono, secondo me, affrontare contenuti, acquisire abilità e soprattutto sviluppare competenze scientifiche attraverso attività svolte sul territorio. Da anni come docenti di scienze, in collaborazione un’Associazione di Educazione Ambientale, progettiamo un percorso didattico avente come punto di riferimento il fiume che attraversa i nostri paesi e che è il fulcro di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (P.L.I.S.).

Qualche giorno fa è venuta a scuola un’esperta naturalista che ha presentato, con l’aiuto di interessantissime slides, le caratteristiche geografiche, geologiche e biologiche del Parco. Gli alunni hanno seguito con notevole attenzione e si sono mostrati molto curiosi ponendo domande e chiedendo chiarimenti: erano impazienti di poter giungere sul posto per verificare in prima persona tutto ciò che avevano udito. Domani è il grande giorno. Guardo il “meteo”: sarà nuvoloso ma non sembra debba piovere. Lo spero, visto il desiderio espresso dai ragazzi!

Appena alzata guardo fuori dalla finestra e controllo il cielo: è davvero molto nuvoloso e minaccia pioggia! Mi organizzo: preparo l’abbigliamento più appropriato (scarponcini, zaino, ombrellino, giacca a vento, cappello impermeabile...) per essere pronta ad affrontare anche un tempo poco clemente. Abbiamo già dovuto rinunciare ad un’altra uscita sul territorio un paio di mesi fa a causa della neve, per cui sarebbe davvero una grossa delusione per i ragazzi non poterla effettuare neppure questa volta! Arrivo a scuola: sta piovigginando. Anche la guida che ci deve accompagnare è impensierita. Troviamo una soluzione: presentare in classe gli elementi distintivi dello stagno che andremo ad esaminare e gli strumenti che utilizzeremo sul campo: il disco di Secchi - per misurare la trasparenza dell’acqua; il retino - per raccogliere il plancton; un contenitore con lente - per osservare i microrganismi sul luogo stesso e quindi poterli reinserire in acqua; constatato che la pioggia è, per fortuna, diminuita, ci avviamo verso il fiume. I ragazzi sono molto infervorati: finalmente si “esce”!

Questo aspetto ogni volta mi colpisce molto. Anche in altre occasioni (visite didattiche a musei o ad aziende agricole) e con altre classi gli alunni danno l’impressione di non aspettare altro. Talvolta mi è venuto un dubbio: saranno davvero interessati ai contenuti che proponiamo noi docenti oppure desiderano ardentemente uscire dalle “quattro mura” della scuola? Credo sia presente anche questa seconda componente, ma sono certa che, se ben strutturata, l’esperienza sul campo è sicuramente istruttiva. I ragazzi di oggi, ho constatato, passano troppo tempo davanti ad un computer e “chattano” attraverso la rete, invece di parlare tra loro in compagnia. Trascorrono così il tempo in modo individuale e nel chiuso delle loro stanze: tutto ciò favorisce lo scambio di informazioni, ma non certo i rapporti interpersonali! Per questo sono convinta che l’analisi della realtà vicina ai ragazzi, utilizzando una metodologia che coniuga l’aspetto cognitivo con quello affettivo-relazionale, sia la modalità che permette loro di apprendere in modo più valido, duraturo e stabile. Le fasi successive possono essere svolte con attività collaborative, che gli studenti amano molto, per gruppi di tipo omogeneo/eterogeneo. La verbalizzazione, con discussioni e con stesura di diari di bordo e/o relazioni, delle impressioni, delle osservazioni, degli aspetti salienti dell’esperienza vissuta, favorisce l’acquisizione di contenuti e abilità. Un eventuale approfondimento può essere poi realizzato con l’aiuto dei testi specifici e delle risorse offerte dal WEB. La valutazione finale può essere attuata mediante la preparazione e successiva presentazione ai compagni di documenti con la rielaborazione di contenuti diversificati.

Sul campo sono davvero tutti molto motivati (anche i più “difficili” dal punto di vista comportamentale) e partecipano con entusiasmo alle attività proposte. Al termine ci incamminiamo e torniamo a scuola ancora sotto una leggera pioggerellina: non importa, abbiamo vissuto una giornata indimenticabile!
Ciò che mi rattrista (data l’età), sono le mie deboli forze: ora sono raffreddata e indisposta! Come farò nei prossimi anni scolastici? Spero nella diversificazione dei compiti tra docenti a seconda sia delle proprie possibilità fisiche oltre che della proprie competenze organizzative basate sull’esperienza. Ma di questo ne ho già parlato in un’altra pagina di Diario¹!

¹ Vedi Diario marzo 2012