Si può ripensare all'esame di terza media per una scuola più inclusiva?

“Gli esami fanno male”. Hamed¹, uno studente straniero, così ha titolato alcune riflessioni che ha consegnato agli insegnanti, qualche anno fa, al termine delle prove d’esame di terza “media”. Durante l’estate ho cercato di riordinare alcuni documenti che avevo accumulato nel tempo. Avevo dimenticato la “lettera” di Hamed. L’ho riletta. Alcune frasi sono molto significative per comprendere lo stato d’animo alla vigilia e nei momenti precedenti il colloquio orale. Traspaiono i suoi sentimenti: “Domani è il gran giorno...o no? ... Sono uscito di casa e sono andato terrorizzato e preoccupato a scuola ... Desideravo che un’automobile mi investisse... Volevo andarmene in qualsiasi altro posto al mondo...”. Al temine però, prima di ringraziare i professori per tutto ciò che gli avevano insegnato, ha scritto che i docenti, durante la prova orale, lo avevano messo a suo agio e che era riuscito ad esporre quasi tutto ciò che aveva studiato. Ha ottenuto il voto minimo, ma per lui era comunque una soddisfazione: aveva buone doti sportive, ma faticava moltissimo nelle materie più teoriche.
Quest’anno Carlo, un altro studente di terza “media”, è stato ammesso con la media del sette. Il suo voto finale è, però, solo sei. Carlo è molto bravo in scienze motorie ed ha un discreto rendimento in tecnologia ed arte. Per lui è stato difficile mantenere la media ottenuta in entrata: la maggior parte delle discipline oggetto delle prove scritte sono per lui un po’ ostiche e in alcune materie di studio ha molto faticato.

Ho riflettuto parecchio sulla modalità con cui viene assegnato il voto finale degli Esami di Stato al termine della Scuola Secondaria di Primo Grado: è la media aritmetica dei voti di ammissione (giudizio di idoneità), delle quattro prove scritte strutturate dai docenti interni (italiano, matematica con elementi di scienze e tecnologia, inglese, francese o altra lingua comunitaria), della prova Invalsi di italiano e matematica, del colloquio orale pluridisciplinare. Alcune materie, nelle quali i ragazzi più fragili possono eccellere (musica, artistica e scienze motorie), hanno un peso minimo nella valutazione poiché sono verificabili solo durante la prova orale. Anche se i docenti spesso cercano di far parlare gli allievi su contenuti a loro congeniali basati sul racconto di esperienze vissute sul territorio, nei laboratori, in ambito sportivo, nelle uscite didattiche, e facendo loro eseguire un brano musicale o mostrare alcuni prodotti costruiti operativamente durante il triennio, dal punto di vista della valutazione tutto ciò conta molto poco.

Da pochi mesi sono uscite la direttiva e la circolare ministeriali sui B.E.S. che offrono molti spunti per organizzare l’attività didattica in favore degli allievi più deboli. Dalla direttiva leggo: “... si evidenzia, in particolare, la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni e studenti con bisogni educativi speciali” e dalla circolare estrapolo: “Strumento privilegiato è il Piano Didattico Personalizzato (P.D.P.), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti ... è lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con B.E.S., privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico-strumentale.”

Se non viene modificata anche la struttura degli Esami di Stato del Primo Ciclo, credo che l’impegno degli insegnanti rispetto alle scelte didattiche inclusive non sia sufficiente per consentire agli allievi con B.E.S. di ottenere un riconoscimento adeguato al termine del loro percorso! Gli alunni più deboli devono poter esprimere le proprie abilità negli ambiti a loro più congeniali anche durante le prove finali, altrimenti tutto il lavoro svolto dai docenti e da loro stessi verrà vanificato. Mi auguro che in futuro tutto ciò si possa realizzare!

¹ I nomi sono di fantasia