Alternanza scuola lavoro: ostacolo o possibilità educativa?

A ben guardare nelle aule scolastiche, l'Alternanza scuola lavoro (ASL) è purtroppo entrata - come spesso succede - come un diktat che piove dall'alto: un obbligo in più per i docenti, che pur ne possono comprendere e condividere le valenze formative.
Se dovessimo spiare nei corridoi e nei consigli di classe che si stanno svolgendo in questi giorni autunnali, vedremmo docenti alle prese con una pletora incredibile - francamente non ammissibile - di incombenze burocratiche: i Pdp, i Pei, la proclamazione degli eletti nei CdC, le uscite didattiche, gli interventi di esperti, le programmazioni didattiche ed anche l'individuazione dei tutor degli alunni in alternanza.

Morire di burocrazia
Così l'alternanza scuola lavoro svanisce… tra le altre incombenze.
Di questo purtroppo si deve rendere conto il legislatore, che non manca, peraltro, di strangolare e ingabbiare gli insegnanti in sempre più rigide pastoie legal-burocratiche: dal momento che, ormai, nessuna questione può essere risolta con il buon senso, ma - parrebbe - solo con un procedimento burocratico.

Anche l'alternanza è 'burocrazia'?
Non nascondiamo una preoccupazione: che - in questo inizio d'anno, come ogni inizio - costellato da troppi impegni burocratici, anche l'ASL possa diventare malauguratamente 'solo' uno dei tanti obblighi. Invece l'ASL è una straordinaria possibilità, una occasione per rivedere la didattica, lavorare su soft skills, avvicinare la scuola alla realtà, stabilire nessi col territorio: ma se non se ne comprende la portata, tutto decade. E non c'è dubbio che tra i docenti vi siano molte resistenze di tipo culturale, non solo nei licei.
Se fino ad ora gli insegnanti avevano accettato l'ASL, l'attuale ponderosa consistenza oraria (200 ore nei licei, 400 nelle scuole tecniche-professionale) la rende un elemento dirompente nelle scuole.
Ci auguriamo che ogni parte dell'organismo-scuola faccia la sua parte.

La parte del Miur
Ci auguriamo che i fondi già stanziati, ad esempio, possano compensare tutti i soggetti in causa, anche i docenti che, ad esempio, correggono le relazioni di stage, o fanno da tutor. Potranno sembrare questioncelle di infimo grado, ma non è così. Una riforma, per mettere radici, ha bisogno della partecipazione di tutti i docenti e ogni insegnante - se fa una parte in più rispetto a prima - deve essere riconosciuto. Non si tratta dei pochi euro che possono andare in tasca al singolo insegnante, ma il riconoscimento di un lavoro comunque aggiuntivo e comunque qualificato.
E se è vero che le nuove Linee guida all'ALS appena pubblicate dal Miur vanno nell'ottica di una valorizzazione dell'autonomia delle scuole, non possiamo non sottolineare che, se si vuole un reale cambiamento culturale, occorre sburocratizzare e riconoscere il lavoro docente.

La parte dei DS
Una possibile deriva potrebbe essere costituita da un'assunzione 'burocratica' da parte dei DS, che - presi tra mille questioni (l'ASL, il RAV, i Progetti, ecc. ecc.) - magari tendono a fissare schemi organizzativi ben oliati, ma didatticamente improduttivi: il punto, cioè, non è che tutto funzioni bene, ma che abbia un senso pedagogico. Senza intenderne il senso, l'ASL diventerà il solito progetto ministeriale: ciò ci dispiacerebbe immensamente, perché invece tale processo - in questo momento - ci sembra uno delle piste veramente fruttuose per la scuola e per i nostri ragazzi.

La parte dei docenti
In tutto questo, però, anche gli insegnanti devono fare la loro parte: non chiudendosi in uno sterile pregiudizio, ma al contrario cercando di coglierne le valenze didattiche che sono numerose e importanti. Pensiamo, tra le tante possibilità, che la relazione di stage può ben sostituire uno scritto di italiano, o che l'esposizione della stessa può diventare un'occasione insostituibile e preziosa per testare competenze tecniche e comunicative, senza dover imbastire situazioni 'forzatamente costruite' come i compiti di realtà.
Come associazione, abbiamo sostenuto la Bottega sul lavoro (ora Teamwork Scuola/Lavoro: http://www.diesse.org/diesse-forma-e-innova/il-lavoro), che portiamo avanti da anni: ci ha fatto incontrare tante scuole di tutta Italia e ci conferma che non poche istituzioni scolastiche sono alla ricerca di una nuova visione della scuola, e questa non può che partire dal riconoscere e comprendere meglio ciò che si sta già facendo. Questa è la strada che abbiamo sempre indicato e che ci sentiamo di riproporre anche in questa occasione.