Organico potenziato: un grande caos o una interessante opportunità?

Con la conclusione della cosiddetta fase C del piano di assunzioni previsto dalla legge n. 107/2015, si è aperto non solo un nuovo capitolo nelle modalità di assunzione dei docenti (non più assunti su cattedre vacanti), ma anche rispetto alla funzione docente, dal momento che le assunzioni non prevedono solo l'insegnamento ma anche altre attività.

L'organico potenziato
Come avevamo preannunciato da queste pagine a settembre, il Miur non ha potuto coprire né tutte le richieste, in termini quantitativi; né tantomeno in termini qualitativi. Le scuole si sono viste assegnare docenti di classi di concorso non richieste, ad anche di materie non insegnate in quell'istituto, nonostante questa fosse una condizione esclusa nella legge.
Senza parlare del fatto che molti neo immessi in ruolo hanno preferito rimanere nelle loro scuole, se in possesso di un contratto al 30 giugno (era loro facoltà), lasciando le istituzioni scolastiche senza organico potenziato, con la possibilità di chiamare supplenti, ma delle medesime discipline dei neoassunti, quindi spesso su materie di insegnamento non richieste. Perché - ovviamente - la fase C ha voluto 'svuotare' quelle graduatorie in cui permanevano da più anni docenti che, pur in possesso di abilitazione, non erano mai entrati in ruolo per mancanza di cattedre.

E ora?
L'organico dell'autonomia non deve essere inteso solo come potenziamento delle attività curriculari (ad esempio, aggiungere un'ora o due in più di italiano o matematica al curricolo o per effettuare corsi di approfondimento pomeridiani di alcune discipline), ma può essere utilizzato al posto di docenti che potrebbero 'uscire' dalla classe in modo parziale o totale per dedicarsi con più agio ad attività funzionali al potenziamento dell'offerta formativa.
Sicuramente l'organico dell'autonomia non potrà essere adoperato come 'tappabuchi' dei colleghi assenti o in funzioni strane e "bizzarre", come pare sia successo presso alcuni istituti.
Occorrerà uscire dall'idea che si tratti di docenti 'tappabuchi' o di 'potenziamento' disciplinare e basta: così infatti si legge nell'art. 1 comma 5 della Legge suddetta: « I docenti dell'organico dell'autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento. »
Quindi, non solo potenziamento o sostegno, ma anche attività di:
• Organizzazione
• Progettazione
• Coordinamento.
Sarebbe più utile, a nostro avviso, che il responsabile dell'orientamento, dell'alternanza, dell'accoglienza degli stranieri, dei disabili, di Dsa e così via, 'lasci' alcune o tutte le ore del proprio insegnamento, per dedicarsi a tempo parziale o totale all'area organizzativa da potenziare. Sarebbe un errore pensare che i neoassunti debbano farsi carico di un intero settore, di cui ben poco conoscono e che assumerebbero in modo probabilmente formale… sempre che i docenti della scuola vogliano staccarsi dalle loro classi!

Una situazione difficile
È pur vero che il numero limitato di insegnanti arrivati effettivamente nelle istituzioni scolastiche e - soprattutto - la non coerenza rispetto alle classi di concorso richieste, apre non pochi problemi alle scuole.
Come porsi di fronte a docenti di musica, arte o filosofia assegnati negli istituti professionali, ad esempio? O di musica nei licei?
Va da sé che dovranno essere valorizzate tutte le potenzialità dei neo assunti, indipendentemente dalla specifica abilitazione: cosicché un docente di storia dell'arte potrà essere impiegato proficuamente anche nel coordinamento dell'orientamento, dell'alternanza scuola-lavoro, della disabilità, e così via. Attività che non richiedono una specifica competenza.
Non mancheranno poi soluzioni originali, che possano valorizzare anche ulteriori competenze presenti nel curriculum dei nuovi assunti, indipendentemente dalla loro abilitazione: così un docente di arte potrebbe sostituire anche un insegnante di italiano nei tecnici, se la sua laurea è in Lettere; oppure un docente di musica potrebbe possedere competenze digitali, da impegnare nei laboratori informatici o un docente di filosofia potrebbe possedere una certificazione linguistica per insegnare il CLIL.
In fondo, è la prima volta che si può guardare al docente come persona, potendone valorizzare qualità, competenze e reali capacità. L'idea non ci dispiace affatto
Si tratta, in ogni caso - e prima di ogni legge - di considerare i nuovi docenti come persone dotate di una professionalità propria, frutto di anni di insegnamento e che, quindi, devono - se ne hanno i numeri - entrare a far parte a pieno titolo dell'organico delle scuole. Non certo essere considerati docenti di serie B!
Sarebbe interessante raccontarsi tra un anno le esperienze positive che le scuole avranno progettato ed attivato, utilizzando fino in fondo tutte le possibilità offerte dall'autonomia. Ce ne saranno sicuramente, perché già alcune scuole stanno lavorando così: buon lavoro a tutti, allora!