Concorso e solidarietà sul campo…

Il maxi-concorso, con la sua onda lunga, ha invaso tutte le scuole. Non solo se ne parla, ma … si vede. Infatti sono così tanti i docenti che si sono iscritti (tra quelli con abilitazione e quelli senza abilitazione che hanno presentato ricorso) che spesso risultano essere un'entità visibile: quando, in aula professori, c'è un gruppetto studiosissimo, che non si perde in chiacchiere, con strani libri tra le mani (i manuali delle Avvertenze generali) si tratta di qualcuno di loro.

Avvertenze generali
Molti si stanno seriamente impegnando, utilizzando molte delle loro energie, senza poter aver sconti nel normale iter scolastico: e la fine dell'anno si avvicina. Invischiandosi sempre più nelle Avvertenze generali, che sono diventate 'il sacro libro', ma che sono così tanto generali, che ci si perde.
Con la possibilità che tutte quelle avvertenze siano richieste con un taglio 'più didattico metodologico organizzativo'. Che poi non si capisce bene che cosa voglia dire veramente, dal momento che - in ogni caso - le domande dovranno vertere su una base di informazioni e conoscenze ampiamente condivise, per non cadere nel soggettivismo arbitrario di chi correggerà.

Solidarietà
Ma ciò che stupisce è che - forse come mai prima - ciò a cui si assiste nelle scuole è anche una solidarietà spontanea che è nata tra colleghi: tra quei 'vecchi' docenti che - nonostante tutto -, continuano a vivere il loro mestiere come il lavoro più bello del mondo, e chi continua a pensare che un momento di disagio può diventare un'occasione, per sé e per gli altri. Come ha detto Carròn alla Convention di Bologna di ottobre: "Il problema è se una situazione come quella attuale rappresenta un'avventura nel nostro cammino umano di adulti. Perché questo è l'aspetto più affascinante del nostro compito educativo: a noi non vengono risparmiare tutte le sfide del vivere… a volte sogniamo sistemi così perfetti, che ci risparmino di essere buoni. E intanto che cosa facciamo? Restiamo fermi e ci lamentiamo".
Invece nelle scuole le persone si sono messe in moto, magari in modo un po' approssimativo, stentato, ma si sono messe in moto. Ed è nata una bella solidarietà tra 'vecchi ' e 'giovani': tra quei vecchi e quei giovani che non si rassegnano al lamento immobilista, al nichilismo di chi - anziano - pensa solo di andarsene il prima possibile; e chi - giovane - pensa solo di lamentarsi.
Ma come si può entrare a scuola senza esser sopraffatti dalla paura del concorso? "solo se vivo un'esperienza - continua Carròn - solo se trovo dei luoghi dove posso vivere in modo tale che tutti i disagi non definiscono il mio io": è ciò che è accaduto.

Esperienze in atto
Come associazione abbiamo potuto fare poco, purtroppo, ma quel poco lo mettiamo a disposizione di tutti nel nostro sito: con indicazioni, riferimenti normativi e risposte a quesiti. In più vogliamo offrire lo spazio di una compagnia, perché la solitudine peggiora le difficoltà e rende labile la speranza.
E il concorso - anche il concorsone!- diventa una occasione per scoprire il volto dei tuoi colleghi più giovani (che magari non avevi neppure notato) che ti danno una spinta, una boccata d'ossigeno; o di scoprire i tuoi collegi più 'anziani' che trovi amici veri sul cammino. E anche di toccare con mano quanto sia importante un'associazione come la nostra, che diventa un'ancora, un punto a cui guardare: e così il concorso si trasforma - indipendentemente dall'esito - in un'altra cosa, cioè in un'esperienza.