Merito e meritevoli...

Se i dati riportati dal quotidiano Repubblica sono corretti, sono 247.872 i docenti di ruolo che hanno beneficato del cosiddetto bonus per la valorizzazione del merito, introdotto dalla legge 107/2015: più di uno su tre.

Il dispositivo
Non crediamo che - perlomeno nella maggioranza dei casi - i Dirigenti abbiamo dato il bonus ad amici e parenti, come si vociferava. E neppure ai loro 'preferiti'. Non è sull'azione dei DS che vogliamo porre l'attenzione, ma sul dispositivo in sé che, sicuramente, ci sembra rispondere ad un'esigenza sentita dai più: non tutti lavorano allo stesso modo e sembra ingiusto - per parafrasare don Milani - fare parti uguali tra diseguali.

Il 'bravo' docente
Il punto è COME e CHI valorizzare. Questione che ha chiamato in campo dirigenti ma anche docenti, soprattutto quelli del Comitato di valutazione. Sembrerebbe semplice individuare i docenti 'più bravi', ma non lo è affatto. E se - probabilmente - tutti in una scuola sanno chi sono gli insegnanti più affidabili, è difficile stabilirlo attraverso strumenti 'oggettivi' e affidabili.
Ora, a bocce ferme, ci sembrano emergere alcune questioni.

Questioni aperte
1^ questione. Chi hanno premiato i Dirigenti? I docenti più attivi e disponibili, sempre pronti a rispondere alle esigenze emergenti nella scuola, oppure quegli insegnanti meno in vista, più discreti, ma che fanno bene il loro mestiere?
È vero che - di solito - le due cose non sono in antitesi. Il bravo insegnante 'in classe' si occupa anche delle attività 'fuori dalla classe': ma non sempre è così, e non sempre è vero il contrario (cioè che l'insegnante che si occupa dei progetti ecc.. sia anche quello più bravo in classe).
2^ questione. Non lo sappiamo con certezza, ma il dubbio che - alla fine - i DS abbiamo assegnato i fondi (non tanti, per la verità) ai secondi, non ai primi, ci rimane. Comprensibilmente i DS hanno cercato e premiato le persone che li affiancano in un'impresa che - ahimé - è sempre più schiacciata da incombenze burocratiche (il Rav, il PdM, l'alternanza, l'orientamento, i viaggi di istruzione, i progetti legalità, il bullismo, la banda larga, il registro elettronico, i rapporti con il territorio, le competenze da certificare, il curriculum verticale, la formazione obbligatoria, la digitalizzazione… e chi più ne ha, più ne metta!)
Qualcuno ci vuole che aiuti a tirare avanti la baracca, ci mancherebbe. Anche se, per questo, ci sembra, che ci pensino già le funzioni strumentali, ora anche l'organico potenziato e il Fondo d'istituto.
3^ questione. Ma al bravo docente in classe, chi ci pensa? A quello che non fa il progetto teatrale 'ufficiale', sovvenzionato, ad esempio, ma che si dedicata spontaneamente (non pagato) a costruire una rappresentazione con i suoi studenti. O che li porta in gita o al cinema fuori orario. O che passa ore e ore per preparare una lezione che li possa interessare. Che si prende a carico i casi più problematici (sempre fuori ora e sempre non pagato!). Chi premia o riconosce quel docente che guarda in faccia i ragazzi, si appassiona e si arrabbia anche… ma li guarda, tutto preoccupato di quel guazzabuglio che è il cuore dell'uomo.
Non nascondiamocelo: un insegnante così, come si può 'premiare'? Non 'fa' "niente". Semplicemente 'è' un bravo insegnante. Probabilmente farà anche altre cose fuori dalla classe, ma magari non sufficienti per ottenere un premio.
4^ questione. Non è un problema di soldi, ma di riconoscimento. Allora - forse - hanno fatto bene quei presidi che non hanno esposto i nomi: perché, un po' inevitabilmente, ci si misura e ci si chiede 'ma allora io non sono un bravo insegnante? perché l'altro sì e io no?" E non vorremmo, che per un piatto di lenticchie, si abbandonasse la giusta posizione, e si corresse dietro a ciò che dà il riconoscimento.

I rischi
Tre possibili rischi, allora.
1) Come scrive M. Monti , il primo rischio è quello "di realizzare, attraverso la premialità, una forma di appiattimento della professione docente, costruendo nel tempo un modello unico di docente bravo, mentre a scuola ci sono tanti modi di "essere bravi", cioè efficaci, davanti alla pluralità dei bisogni formativi degli allievi".
2) Già ora ci sono docenti che percepiscono somme - talvolta non irrisorie - perché funzioni strumentali o impegnati in attività extra classe: ma, tutte queste attività sono sovvenzionate in quanto attività extra curricolari, non premiano la bravura! Ciò che c'è in ballo ora, è il riconoscimento della propria professionalità.
3) Poiché i soldi sono pochi, molti DS hanno dovuto lasciar fuori molti docenti che fanno il loro lavoro con grande dignità. E che forse avrebbero bisogno di un riconoscimento pubblico - prima ancora che di un incentivo economico - . Il rischio è che tutto questo crei una divisione, anziché un incentivo.
Probabilmente, con il tempo, la scuola italiana assorbirà il colpo: si erano preconizzati scenari apocalittici quando furono introdotte le funzioni obiettivo poi funzioni strumentali. Così non fu. Così non lo sarà ora. Ma, in ogni caso, lo scopo, insito nella norma, non sarà stato raggiunto.

Prospettive
Sarebbe veramente interessante aprire un dibattito tra i lettori della rivista per capire se, quello che abbiamo analizzato, corrisponde a verità e per comprendere meglio come sono andate le cose - visto che tutto, o quasi, rimane secretato -.
Per questo chiederemmo ai nostri lettori di farci avere testimonianze di fatti positivi, di criticità, lettere o altro, per aprire un dibattito, così da poter ricostruire la situazione, che abbiamo incominciato ad analizzare, e poterla giudicare con maggiore rigore, a partire da dati empirici, e formulare una pista di lavoro. Insomma, non solo critiche, ma anche proposte di lavoro.