N.16 - Tra aumenti da restituire e contratto rinviato

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Matteo Renzi, sia nelle azioni di governo come sindaco di Firenze che come candidato alle primarie alla guida del suo partito, ha sempre mostrato attenzione alla scuola e ai suoi problemi. Ora che è segretario del PD ed ha la possibilità di condizionare il Governo, cosa dobbiamo aspettarci?

Da sindaco, con poteri quindi limitati, Matteo Renzi si è adoperato per ridurre il più possibile i disagi delle famiglie dei bambini in età di asilo nido riducendo in pochi anni del 90% le liste d’attesa. Nella corsa alle primarie del 2012 prometteva una rivoluzione del nostro sistema scolastico con un programma articolato: forti investimenti sulla scuola, sia sul piano della formazione e incentivazione dei docenti che su quello strutturale (edilizia e tecnologia didattica); un nuovo sistema di valutazione degli istituti scolastici, anche al fine di selezionare i dirigenti scolastici ai quali destinare incentivi, in base alla performance dei loro istituti; la revisione complessiva delle procedure di selezione e assunzione dei docenti e una formazione in servizio obbligatoria finalizzata anche alla progressione di carriera; la valutazione e l’incentivazione degli insegnanti attraverso premi economici annuali ai migliori.

Molto meno dettagliato e più “politico” il paragrafo dedicato alla scuola nel programma per le primarie del 2013, nel quale Renzi denuncia la perdita di autorevolezza sociale alla quale sono stati sottoposti gli insegnanti: «sono stati sostanzialmente messi ai margini» facendo riforme della scuola «senza coinvolgere chi vive la scuola tutti i giorni»; un “errore strategico” che ha generato ulteriore frustrazione. Promette poi di “cambiare verso” alla scuola italiana partendo proprio dagli insegnanti «offrendo ascolto alle buone idee, parlando di educazione nei luoghi in cui si prova a viverla tutti i giorni, non solo nelle polverose stanze delle burocrazie centrali». E lancia, a partire da gennaio 2014, una «grande campagna di ascolto» volta a raccogliere proposte e idee per «costruire il domani della scuola»; «tutti hanno provato a riformare la scuola, nessuno l’ha mai fatto ascoltando chi nella scuola ci vive ogni giorno. Lo faremo noi», ha scritto Renzi su Facebook prima del voto. Una promessa ben precisa, che ora dovrà mantenere, senza alibi o scusanti.

Dopo la vittoria alle primarie Renzi ha continuato: «la parola scuola e la parola cultura non sono dei costi, sono degli investimenti», perciò «è l’educazione il punto da cui ripartire». Quanto al ruolo sociale dell’insegnante ha poi ribadito: «vorrei ridare autorevolezza e credibilità agli insegnanti», le «riconquisteremo centimetro per centimetro». Ha poi parlato di carriera dei docenti con una battuta: «si può essere di sinistra anche dicendo che carriera non è una parolaccia», e di merito, sottolineando che «se premiamo gli insegnanti con il merito lo facciamo per premiare gli insegnanti più bravi, non per penalizzare gli altri». Ha anche detto di voler riformare la scuola «in un orizzonte di vent’anni, a partire dalle scuole medie», che a suo parere sono il vero problema della scuola italiana: «la grande scommessa è scatafasciare il programma delle scuole medie sapendo che i ragazzi oggi sono pieni di informazioni ma in difficoltà di comprensione». Non sanno riassumere ed elaborare e avrebbero, invece, bisogno di essere avvicinati «alla bellezza del vivere in modo diverso dai programmi di oggi».

Affermazioni forti, aperture interessanti al limite del politically correct, promesse impegnative concrete e di sostanza. Le condividiamo, ma vorremmo saperne di più sul piano operativo. Questa valutazione non per accodarci, come molti, dietro il carro di un possibile vincitore, quanto per la novità che rappresentano. Del resto Diesse ha posto molti di questi temi al centro della propria riflessione e del dibattito pubblico: ci interessa confrontarci e verificare, nei fatti, se si tratta davvero di una svolta che potrà portare novità nella scuola o dell'ennesimo annuncio che lascerà la situazione così com'è da troppo tempo. In altri termini, poiché la realtà è testarda e il conservatorismo della politica e della scuola con i loro apparati è ben noto, chiediamo a Renzi: quali strumenti concreti possiamo darci perché il confronto delle idee e dei progetti sia realistico e costruttivo?