N.19 - PAS, TFA e la liturgia dei ritardi

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Inefficienze, errori e ritardi; sempre ritardi. Sembrano essere prevalentemente questi i parametri di riferimento dei nuovi percorsi abilitanti dei docenti italiani; ordinari e speciali, senza distinzione.

Ormai sta diventando una prassi consolidata – una brutta abitudine –: TFA e PAS sono sempre più in balia della superficialità e dell’approssimazione con cui li gestisce l’Amministrazione – centrale e periferica – e dell’autonomismo esasperato degli atenei. È vero che il MIUR deve superare una quantità di vincoli burocratici e finanziari; ed è altrettanto vero che il volume di lavoro richiesto alle università per l’impianto e la gestione dei corsi è notevole (sebbene comunque ben retribuito…). È anche vero che si tratta di interventi emergenziali e massicci, che in prevalenza rimarranno episodici. Ma si tratta pur sempre di un servizio che sia l’uno che le altre debbono alla collettività. E non bisogna nemmeno dimenticare che la responsabilità per la situazione che nel tempo si è venuta a creare non vede certo MIUR e atenei estranei e incolpevoli. Tanto meno ci va di pensare che ritardi e mala gestione siano voluti appositamente per nascondere altri interessi o prolungare nel tempo lo sfruttamento della situazione (in media, ogni corsista deposita nelle casse degli atenei non meno di 2.500 euro a corso). Resta il fatto che la “liturgia dei ritardi” nel caso di PAS e TFA si ripete costantemente.

Ci sono voluti cinque anni per avere i primi abilitati con TFA. La commissione Israel è stata istituita a fine luglio 2008 e dopo pochi mesi aveva già terminato i suoi lavori. Poi è cominciato il lungo percorso di “gestazione” del DM n. 249/2010, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio 2011. Altrettanto lento, e intrecciato alle note vicende politiche, è stato l’iter dei primi decreti attuativi, che ha portato al disastroso test nazionale nel luglio 2012, un anno e mezzo dopo. Nel frattempo, ancor prima della conclusione del primo ciclo e della emanazione di altri indispensabili decreti attuativi (vedi DM dei tutor), era già iniziato l’iter della revisione del decreto. Col DM n. 81/2013, pubblicato in G.U. a luglio, venivano istituiti i PAS e venivano modificate le disposizioni relative alle modalità di programmazione degli accessi al TFA (ora molto più estensive) e la struttura del test nazionale, per ridurne la gravi disfunzioni registrate nel primo ciclo. Nello stesso periodo si sono avuti i nuovi abilitati, purtroppo in numero inferiore a quello programmato a causa della discutibile selezione di alcuni atenei e della incomunicabilità tra le singole graduatorie della medesima classe di concorso di atenei diversi. Intanto, il neo-ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, parla di un secondo ciclo di TFA, comunicando di aver richiesto al ministro dell’economia l’autorizzazione per il bando di 29mila posti e di confidare «in un rapido avvio del percorso».

A novembre, con il DD n. 45/2013, viene dato il via ai PAS, affidando la definizione del calendario dei corsi ai singoli atenei autorizzati; unica avvertenza: iniziare i corsi «preferibilmente» entro dicembre 2013 e concluderli «possibilmente entro la prima decade del mese di luglio 2014». Agli Uffici Scolastici Regionali il compito di raccogliere e vagliare le domande degli aspiranti, redigere gli elenchi degli ammessi e provvedere «ad assegnare i candidati alle varie sedi individuate nei rispettivi territori». Non ci sono prove selettive d’ingresso ma solo requisiti di servizio (tre anni) da verificare; quindi l’iter dovrebbe essere breve e con pochi errori.

E invece, il copione già collaudato col TFA si replica puntualmente. Diversi atenei non sembrano essere più interessati a istituire i corsi e nicchiano; le domande sono quasi 70mila, troppe da evadere in soli due anni: le spese d’impianto non rendono i corsi sufficientemente remunerativi; meglio occuparsi della stabile didattica ordinaria.

Si fa allora strada l’ipotesi di aggiungere almeno un terzo anno, se non altro per le classi di concorso con più richieste. Il ministero, con molta discrezione, mette in cantiere una seconda revisione del DM n. 249/2010, in prevalenza sui commi dell’art. 15 già rivisitati con la prima rettifica. Per i PAS si provvede ad estendere all’a.s. 2012/13 il servizio utile ai fini dell’accesso ai corsi e a protrarre fino all’a.a. 2015/16 la possibilità di attivarli; il primo è un atto dovuto, stante la possibilità già introdotta nel DM n. 81/2013, il secondo è atto di garanzia necessario alla tutela degli aventi titolo. Quanto al TFA, il decreto prevede per i neoabilitati un (ormai anacronistico) «titolo di preferenza per l’attribuzione delle supplenze» che verranno conferite quest’anno nelle graduatorie d’istituto di III fascia e, ben più significativa, l’istituzione di «un’unica graduatoria definitiva di merito» in esito alle prove di selezione dei prossimi percorsi abilitanti ordinari; dovrebbe consentire il superamento delle disomogeneità tra graduatorie causa del minor numero di abilitati nel primo ciclo di TFA. Il 18 gennaio scorso il MIUR ha comunicato l’imminente emanazione del decreto e la pubblicazione entro febbraio del bando per un secondo ciclo di TFA.

Nel frattempo Uffici Scolastici Regionali e atenei sono riusciti ad inanellare, nelle rispettive competenze, una serie ragguardevole di errori, disattenzioni e omissioni, con l’inevitabile conseguenza di un ugual numero di contestazioni. Molte università non hanno attivato i corsi assegnati (nonostante la disponibilità data in precedenza) o li hanno attivati solo per alcune classi di concorso; in alcuni casi i calendari prevedono inizi tardivi dei corsi, tali da pregiudicarne il rispetto dei termini di conclusione.

La diversa calendarizzazione, inoltre, impedisce a quegli aspiranti che hanno effettuato l’iscrizione in una regione nella quale poi non sono stati attivati i PAS di transitare in una regione dove i corsi invece sono stati attivati. L'AFAM è nel caos per i PAS relativi alla musica e le altre classi di concorso di propria competenza, mentre diverse facoltà di Scienze della Formazione Primaria hanno boicottato l’avvio dei corsi per i docenti di infanzia e primaria. Gli Uffici regionali, per parte loro, hanno scritto e riscritto più volte le graduatorie a causa di errori sia interpretativi della norma che strettamente materiali, col risultato di far dilatare i tempi di pubblicazione degli elenchi degli ammessi e quindi ritardare l’avvio dei corsi. Ancora oggi, a fine gennaio, alcune graduatorie non sono state stabilizzate o addirittura nemmeno pubblicate in via provvisoria.

La rigidità e rugginosità del sistema appaiono evidenti dalla Nota del MIUR pubblicata la settimana scorsa a proposito di ambiti disciplinari. L’Amministrazione centrale ha dovuto ricordare agli uffici periferici che le disposizioni contenute nel DM n. 354/1998, «già utilizzate per i titoli di abilitazione conseguiti attraverso le SSIS e, in analogia, alle abilitazioni conseguite attraverso i percorsi di TFA», sono ancora in vigore e pertanto vanno «applicate ai percorsi Abilitanti Speciali»; anche riguardo ai titoli di accesso. Ora ci saranno altre rettifiche e ripubblicazioni di elenchi. Ancora ritardi. E non saranno purtroppo gli ultimi, visto che le procedure relative ai transiti tra una regione e l’altra quasi dappertutto debbono ancora iniziare.

Qualcosa di simile – e forse anche peggiore – è accaduto nella vicenda parallela del concorsone 2012, anche se in questo caso protagoniste di eccellenza sono state in prevalenza le commissioni d’esame. Ma questo è solo un altro dei tasselli della storia infinita.