N.23 - La valutazione secondo la Fondazione Agnelli prima sponda per il nuovo ministro

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Lo scorso 19 febbraio è stato presentato l’ultimo Rapporto della Fondazione Giovanni Agnelli “La valutazione della scuola”, pragmaticamente sottolineato “A che serve e perché è necessaria all’Italia. Il volume (262 pagine, edito per i tipi della Laterza) analizza la situazione della valutazione nella scuola italiana e indica un percorso per rimettere in moto la costruzione del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), fermo al DPR n. 80 del 28 marzo 2013.

La nostra è un scuola con molti problemi irrisolti. Senza valutazione «è impossibile fare diagnosi dei punti di forza e di debolezza» del sistema e delle singole scuole e si rischia «un ulteriore crollo della fiducia nella scuola pubblica». Purtroppo, però, la maggioranza degli insegnanti è ostile alla valutazione, sia perché non ne sono chiari scopi e metodologie (non hanno mai ricevuto alcuna formazione alla valutazione) e quindi ne temono le conseguenze, sia per una scorretta interpretazione della libertà d’insegnamento, considerata spesso come assenza di vincoli. Se è vero che non esiste in astratto «il “giusto” modello della valutazione», è anche ben chiaro che «per essere davvero efficace un sistema di valutazione deve essere compreso e condiviso dalla maggioranza degli insegnanti». Non ci sono sconti per nessuno: «senza valutazione “esterna” non c’è vera valutazione. L’autovalutazione è utile, ma senza comparazione diventa autoreferenziale e autoassolutoria».

E allora, posto che una domanda di valutazione della scuola da parte della società esiste da tempo, ci si chiede: «chi si può valutare? Con quali finalità? Con quali strumenti?».

Studenti, insegnanti, scuole (e dirigenti) e Sistema scolastico sono i quattro livelli individuati nel Rapporto. Se poi il fine ultimo della valutazione è il miglioramento di apprendimenti e competenze degli studenti, lo si può ottenere attraverso tre fasi:

  • la rendicontazione delle scuole sulla propria attività, sia nei confronti del governo centrale che delle famiglie;

  • diagnosi e miglioramento delle pratiche;

  • incentivi per “innescare” i processi di miglioramento e selezionare/motivare i docenti (carriera).

Tre i principali strumenti di valutazione esterna individuati:
  • esami centralizzati, comuni a tutti gli studenti e «ancorati a curricoli e quadri di riferimento nazionali», in grado di dare indicazioni precise dell’apprendimento e comparabili a livello nazionale;

  • prove standardizzate come quelle dell’Invalsi e OCSE-PISA: stessi quesiti per tutti, stesse modalità di somministrazione e correzione, da utilizzare per valutare tutti e quattro i livelli di cui sopra;

  • visite ispettive alle scuole per osservare direttamente, attraverso colloqui con docenti, dirigenti, genitori e studenti, gli altri fattori importanti per la valutazione delle scuole non rilevabili da esami e prove strutturate; il modello di riferimento è dato dall’Ofsted inglese.

Prove standardizzate e visite ispettive consentiranno di individuare «punti di forza e di debolezza di ciascuna scuola», ma potranno dire poco sulle cause delle criticità. Per questo «serve una riflessione critica da parte dei docenti e DS della scuola»; l’autovalutazione deve però «sempre fondarsi sulle informazioni comparabili offerte dalla valutazione “esterna”».

Il Rapporto propone la sua “agenda per la costruzione di un sistema nazionale di valutazione”.

La valutazione di sistema sarà affidata all’Invalsi, che per correttezza dovrà essere reso del tutto indipendente dal ministero. L’Istituto produrrà un rapporto annuale sullo stato dell’istruzione in Italia e una analisi d’impatto delle politiche scolastiche.

La valutazione delle scuole sarà effettuata dal Corpo degli Ispettori, utilizzando prove e indicatori dell’Invalsi e provenienti dai dati raccolti dal MIUR. Le visite ispettive, da effettuare ogni 4-6 anni in tutte le scuole e ogni 2-4 anni in quelle risultate in situazione critica, completeranno il quadro di informazioni per la redazione di un rapporto con giudizio finale, distinto per ciascuna scuola. Alle scuole che «superano bene il vaglio della valutazione è concesso un maggior grado di autonomia amministrativa e gestionale: ad esempio, nella gestione delle risorse umane (chiamata diretta), dei fondi per la formazione e tecnologie, nella programmazione didattica». Le informazioni ottenute dalla valutazione delle scuole sono rese pubbliche per facilitare la scelta delle famiglie.

Il Rapporto non si dilunga molto sulla valutazione dei docenti, limitandosi a dire che non deve essere fatta dall’esterno, ma solo nella scuola. È necessario avere per i docenti un sistema di carriera e di incentivi, ma non deve dipendere da prove standardizzate ed esterne. Del resto, il parere della Fondazione è che il punto centrale della questione sia la valutazione delle scuole, non quella dei docenti; per costoro le progressioni retributive e di carriera dovranno essere basate su altre forme di valutazione, quali i concorsi e il giudizio del dirigente scolastico, al quale andrebbero conferiti maggiori poteri in tal senso.

La valutazione degli studenti, fatta da insegnanti e Invalsi, deve produrre una certificazione delle competenze al termine di ciascun ciclo; il Rapporto propone l’abolizione dell’attuale esame di terza media, mal collocato nel percorso e con caratteristiche poco rispondenti ad un esame centralizzato. Nella maturità dovranno invece essere introdotte parti standardizzate per svincolarlo dal giudizio soggettivo delle commissioni d’esame.

Il tema della valutazione – come del resto quello della carriera dei docenti – continua ad essere un argomento ancora trascurato dal legislatore e guardato con troppa diffidenza; intanto il nostro sistema educativo perde sempre più qualità e capacità di rispondenza alla realtà sociale.
Il Rapporto della Fondazione Agnelli, anche se discutibile sotto diversi profili, rappresenta un utile strumento di riflessione e giudizio. E ha comunque il grande pregio di riportare in primo piano una questione fondamentale per lo sviluppo della scuola italiana.