N.22 - Curriculum personalizzato: perché no?

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Non sappiamo esattamente che cosa succederà dopo la pubblicazione del decreto attuativo che renderà effettive le innovazioni adombrate nel documento renziano sulla “Buona Scuola”.
Quello che è certo fino ad ora è che si avvicendano, sulle pagine dei giornali, dichiarazioni spesso contrastanti.

Il curriculum personalizzato
Una, in particolare, ci è parsa di grande spessore. Si tratta della risoluzione approvata dalla VII Commissione cultura del Senato il 14 gennaio scorso (link, allegato n. 2 – comma 2 ultimo periodo), che prevede la possibilità per le classi terminali del secondo ciclo, di introdurre «un curriculum dello studente, formato da una parte obbligatoria per tutti e una parte opzionale, a scelta dello studente, oltre che da discipline facoltative di arricchimento».
Altrettanto significativa ci è sembrata la replica, rilasciata in un'intervista al Corsera del 30 gennaio, del ministro. La Giannini ha controbattuto che «non si potrà personalizzare il curriculum. Ma con l'organico funzionale ogni scuola può ampliare la propria offerta e proporre progetti e materie in più» (link).
Ora, che ogni studente debba seguire un curriculum di base, è fuor di discussione. Da sempre, però, si alzano voci per un'ulteriore riduzione dell'orario al core curriculum, che dovrà essere poi arricchito di materie scelte dallo studente.
Perché, quindi, non pensare ad una valorizzazione delle capacità degli studenti, dei loro interessi specifici, attraverso l'introduzione di un curriculum personalizzato? Perché non ipotizzare materie opzionali (all'interno di un ventaglio proposto) che – come prosegue il testo della risoluzione – diventano, una volta scelte, obbligatorie? Aggiungendo anche quelle facoltative di arricchimento?
Sia ben chiaro, non si tratterebbe di ampliare l'offerta formativa come suggerisce il Ministro, perché ben sappiamo a che cosa si è ridotta tale offerta in molte scuole! Tantomeno ci interessa l'idea di ampliare l'orario settimanale degli studenti: anche perché ciò ci sembra una manovra subdola per introdurre ore per gli insegnanti, non per gli studenti! E – non a caso – il Ministro afferma che quest'offerta verrà gestita dall''organico funzionale. Come dire: un modo per dare lavoro a quegli insegnanti in esubero che la “Buona Scuola” dice di voler assumere (ma che non avranno cattedra).

La personalizzazione
A noi invece piace l'ipotesi – fondata su principi educativi, non economico-sindacal-politici! – che ogni studente possa scegliere tra una varietà di materie – e non progetti – da studiare come le altre discipline – e non per sollazzarsi –, che però rispondano maggiormente ai suoi interessi (link). Che un ragazzo possa optare per una materia tecnica piuttosto che per un'altra, per musica anziché per arte, per diritto anziché per geografia – fatto salvo il core curriculum – non ci sembra voler dire alleggerire il curriculum! Far studiare discipline più vicine agli interessi dei ragazzi, significa stimolarli, chiamarli in causa, renderli protagonisti, appassionarli e farli studiare di più, non di meno! Perché uno studente che opta per una materia, sarà sicuramente più propenso ad approfondirla, a farla sua, perché l'ha scelta. Ed immaginiamo che sarà molto meglio – per i docenti – insegnare nelle ore opzionali.
Si tratterebbe di porre un'azione di personalizzazione della didattica, tanto sbandierata teoricamente da tutte le parti, quanto poi rinnegata nella pratica da tutti.
In ogni caso non si tratterebbe di aggiungere materie, così da 'ampliare' il curriculum, come invece è inteso dall'attuale progetto governativo sulla scuola (link), che infatti vuole incrementare il curricolo obbligatorio con ulteriori insegnamenti (musica, educazione motoria, storia dell’arte e disegno,…).

L'autonomia
Certo è che tutto ciò rimane una magnanima utopia nell'attuale assetto della scuola italiana, così ingessata, anche nella “Buona Scuola”, che pur promette di «realizzare pienamente l’autonomia scolastica». Senza autonomia non si potrà fare nessuna seria riforma. Ma in Italia, chissà perché, si ha paura dell'autonomia, della flessibilità, persino della personalizzazione, perché tutte chiamano in campo l'idea di libertà: e cioè di una scuola (ideale) poliedrica, sfaccettata, plurale, originale. Che però romperebbe l'immagine (reale) della scuola unica, statale, monolitica, monocorde: dove, come diceva Comenio tutti studiano le stesse materie, sugli stessi libri, nelle stesse ore, in tutte le scuole del regno.
E noi spacciamo per democratica una scuola siffatta, mentre è democratica un'istruzione dove esiste una pluralità di voci, di articolazioni, di espressioni, nell'unità di intenti.
E non è un caso che, in tutt'altri frangenti politici, la Riforma Moratti introdusse l'idea della personalizzazione e delle ore opzionali e facoltative, e fu fortemente osteggiata dalle stesse scuole, che misero in atto un meccanismo per far morire di asfissia e inedia l'opzionalità, a partire dal primo ciclo. A eliminarla, nelle superiori, ci pensò la Gelmini.

Speriamo che ci sia ancora qualche apertura, nonostante le dichiarazioni del Ministro e che – se il meccanismo passasse – il pacchetto delle ore non fosse ancora una volta preconfezionato da Roma: che autonomia e personalizzazione sarebbe?
Sarebbe l'autonomia funzionale: appunto, limitata e funzionale al disegno di altri… non delle scuole!