N.30 - Questa sì che è scuola!

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Come editoriale di questa settimana proponiamo il resoconto dell’iniziativa di un gruppo di insegnanti di Verona in occasione del centesimo anniversario del Genocidio del popolo armeno, che ha visto coinvolti alcuni associati a Diesse (vedi il pieghevole tra gli allegati a fondo pagina). Ci sembra un esempio particolarmente significativo di un modo di affrontare la scuola, che a partire da un contenuto dell’insegnamento arriva a proporre un gesto che da un lato coinvolge l’intera attività scolastica – il pranzo preparato dagli studenti dell’alberghiero, le musiche – dall’altro diventa occasione di proposta all’intera città.

La memoria e la speranza. Incontro con Antonia Arslan. Verona 27/2/2015

Tre scuole superiori, due Fondazioni, due associazioni culturali: unite per ricordare il centesimo anniversario del Genocidio del popolo armeno compiuto dai nazionalisti turchi, che portò all’eliminazione di un milione e mezzo di armeni dei due milioni che popolavano allora il territorio di questo Stato antichissimo, il primo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato nel 301. E’ stata la grande scrittrice Antonia Arslan (link all'intervista con la scrittrice), autrice dell’indimenticabile La masseria delle allodole, ad intervenire il 27 febbraio di fronte ad una folta platea di studenti e di insegnanti nell’auditorium dell’Educandato Agli Angeli, che ospitava, oltre ai suoi studenti, anche una rappresentanza del Liceo delle Scienze Umane “Carlo Montanari” e dell’Istituto Alberghiero “Angelo Berti”, guidati dai rispettivi dirigenti. A rendere più solenne l’iniziativa, vi è stato l’intervento, di carattere storico-diplomatico, dell’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia Sargis Ghazaryan; poi, toccante e dolorosamente autobiografica, la testimonianza di un insegnante dell’Istituto Agli Angeli, Ivan Polgrossi, di origine armena. Tante voci per fare memoria del primo genocidio del Novecento, che attende ancora un pieno riconoscimento da parte della comunità internazionale e specialmente del governo turco. «Tutte le ideologie del terrore si assomigliano», ha affermato Antonia Arslan, rievocando sinistre analogie tra quell’antica strage e le odierne rappresentazioni dell’orrore compiute dall’Isis.

Ma gli organizzatori non volevano che la grande storia dell’Armenia si riducesse alla pur doverosa commemorazione di eventi tragici: l’Armenia vuol dire anche cultura, musica, poesia, canto e speranza e, perché no, cibo: ecco dunque in campo insegnanti e studenti dell’Istituto Alberghiero Berti, attentissimi a preparare per i prestigiosi ospiti un pranzo ricco di specialità armene e mediorientali (vedi il pieghevole tra gli allegati a fondo pagina), accompagnate da opportune musiche in tema e impreziosite dai vini offerti dalla Fondazione Masi, istituzione che qualche anno fa premiò l’illustre scrittrice.

E poi, a conclusione dell’intensa giornata, Antonia Arslan ha incontrato l’affezionato mondo dei suoi lettori veronesi nelle antiche sale delle Società Letteraria, accolta dai responsabili del prestigioso sodalizio, Daniela Brunelli ed Ernesto Guidorizzi, in un incontro promosso dal Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto e dalla Fondazione Giorgio Zanotto. Come ha detto con vigore l’Ambasciatore: «Chi è stato risparmiato dal Genocidio è testimone ed è rimasto non solo per ricordare, ma soprattutto per prevenire, con il compito di educare nella scuola perché tutto ciò non accada mai più». Dalla memoria del dolore fiorisce il racconto di una speranza tenace di chi non vuole dimenticare, non per odiare, ma per recuperare i segni di una grande civiltà da consegnare alle giovani generazioni.

Carlo Bortolozzo e Carla Colosi

Cent'anni fa il genocidio degli Armeni. La memoria e la speranza