N.32 - Sullo sciopero generale: perché vale la pena incontrarsi

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Riceviamo da un’insegnante siciliana questa lettera aperta indirizzata ai suoi colleghi in merito allo sciopero del 5 maggio. Ci sembra un esempio, come ci siamo augurati nel precedente editoriale, di una scelta personale giocata consapevolmente e a ragion veduta. Ringraziando ve ne facciamo partecipi.


Caro/a collega,

tutti i giorni vengo a scuola desiderosa che essa sia un luogo educativo e in cui poter trasmettere l’amore per la conoscenza, la bellezza e la verità. Discutendo con alcuni amici insegnanti dell’attuale situazione scolastica e dello sciopero imminente, è emerso un giudizio articolato e ‘inedito’ che ho deciso di riassumere per spiegarti come mai il giorno 5 non parteciperò allo sciopero indetto dalle principali sigle sindacali, nonostante le forti criticità e genericità del DDL in discussione al Parlamento, poiché:

  1. Non è necessario essere renziani (né di sinistra) per ritenere che è un male - per la disastrata scuola italiana - bloccare ogni tentativo di riforma, risultato che hanno già sortito gli scioperi di piazza svolti negli ultimi decenni ogni volta che un qualsiasi governo abbia tentato la complessa azione di riforma.
  2. Sono condivisibili alcune nuove idee che possono migliorare il sistema scolastico, come la valutazione meritocratica degli insegnanti (noi stessi da genitori l’applichiamo abbondantemente quando si tratta dei nostri figli), valutazione per la quale vale la pena rimetterci in gioco professionalmente con tutte le nostre migliori energie e rischiare anche qualche ingiustizia (non si sono rivelati in tanti casi un’ingiustizia i concorsi che molti di noi hanno dovuto affrontare, o ancora non esistono già nelle scuole favoritismi nella distribuzione di incarichi, progetti, cattedre o altro?). Per esempio nel d.d.l. è stato superato il sistema farraginoso di merito che eliminava il criterio di anzianità, a favore di un più semplice bonus accessorio annuale; la cifra è ridotta, ma il principio è affermato e si può migliorare.
  3. Mi pare che i Presidi, chiamati ad assumersi nuove responsabilità, siano complessivamente più incentivati a perseguire il buon funzionamento della propria scuola (non foss’altro che per accontentare e aumentare l’utenza!), piuttosto che favorire parenti ed amici. Sicuramente chi lavora ogni giorno nelle classi non ha motivo di temere di essere scartato dal dirigente – come credono alcuni colleghi colti da una sorta di terrore mediatico.
  4. In ogni caso il d.d.l., tanto criptico e inappropriato in alcune sue parti, è già stato superato da circa 2000 emendamenti che tentano di migliorarlo, poiché così com’è formulato è inattuabile!
  5. Lo sciopero è fortemente politicizzato e pubblicizzato con contenuti anche falsi, con lo scopo di paralizzare ancora una volta il sistema scolastico attuale, che protegge anche chi non lavora e non tenta neppure nuove modalità per motivare e coinvolgere gli alunni nell’avventura della conoscenza. Bisogna invece insistere ininterrottamente, attraverso i sindacati e le associazioni di categoria, per favorire la via del confronto democratico con i tavoli tecnici e la discussione parlamentare, anche a costo di far slittare la riforma.
  6. Nel d.d.l. è riconosciuta concretamente, con la carta elettronica di 500 euro annuali – se realmente ne esiste la copertura finanziaria -, la possibilità e la libertà di aggiornamento e di lavoro personale del docente, per condurre al meglio l’attività d’insegnamento nelle classi.
  7. Dire no alle prove INVALSI, anch’esse spesso inadeguate ai nostri alunni, ma unico metodo di misurazione di conoscenze e competenze che mette a confronto ogni scuola d’Italia, rigetta la scuola in un immobilismo per il quale è di fatto impossibile il cambiamento e il miglioramento, e la rende anomala rispetto a un contesto in cui tutti i settori, pubblici e privati, si paragonano con criteri e livelli di valutazione. D’altronde non sembra che sia stato così traumatico e idealmente errato aver partecipato in ogni scuola alla compilazione del Rapporto di AutoValutazione, che ha la stessa logica delle prove Invalsi. Credo che ciascun insegnante voglia evitarne la correzione a costo zero, ma è un tributo forse inevitabile da pagare alla società competitiva in cui siamo immersi.
  8. In ultimo ma non in ordine d’importanza, per chi crede nella libertà di scelta dell’educazione e non ritiene per preconcetto che la scuola italiana vada male “perché lo stato ha tolto i soldi alle statali per darli alle ‘private’ ”, il d.d.l. riconosce per la prima volta in modo modesto ma concreto il principio di parità, con un bonus di detraibilità del 19% su un tetto massimo di 400 euro annui (circa 78 euro!) a tutte le famiglie per le spese scolastiche, anche a quelle che pagano le rette paritarie e contemporaneamente le tasse come tutti i cittadini.

Per tutti questi motivi - che potremo approfondire in un dialogo sereno e senza preconcetti - rischierò e non bloccherò con lo sciopero il tentativo di riforma, lavorando anche il 5, il 12 maggio e tutti gli altri giorni, con gli alunni che lo vorranno.