N.19 - Una provocazione adeguata

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Proseguiamo con il “Punto della settimana” la pubblicazione di testimonianze del lavoro in atto nelle scuole da parte di chi ha accettato la provocazione dell’incontro dell’11 ottobre scorso a Bologna con Julian Carrón.

Da quando ho ripreso il testo di Carrón non ho fatto che leggere solo la risposta alla prima domanda (cfr. “Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide”, pagg 4-7). Non riesco ad andare avanti, perché credo di non aver mai capito così la portata e la gravità di questa crisi che vediamo in noi e nei ragazzi. Mi sono accorta spesso che ai ragazzi mancava un'energia nel muoversi, che non riuscivano ad affezionarsi, ma è come se anche avendola sotto gli occhi non l'avessi mai presa sul serio. Quando la prendevo sul serio facevo come tutti, cioè davo la colpa alla società, alla scuola, ai genitori e alle nuove tecnologia touch, in cui la persona non fa più fatica a fare niente. Invece adesso ho scoperto che la riduzione che facciamo dei ragazzi la faccio anch’io - proprio io, proprio io, cristiana! - su di me.
Così ho cominciato a chiedermi andando al lavoro: «Che cosa o chi risveglia il mio io? Oggi come ho guardato i ragazzi? Perché oggi torno a casa contenta, cosa è successo?». Ho provato a fare anche venti esempi di funzioni continue e venti di funzioni discontinue, e ho capito che non funziona tanto bene! Perché gli esempi li devono cercare anche loro, devono coinvolgersi, altrimenti se gli do tutto io non imparano. Ho cominciato allora a chiedermi per davvero e senza risposte già confezionate: «ma cos'è questa provocazione adeguata che serve per ricostituire l'io?».
E lavorando credo di aver capito due cose. Primo. Il giudizio che ho sui ragazzi si vede nel come preparo le lezioni. Le preparo? Se sì, come? Tralascio qualcosa o vado in profondità, cercando di far emergere una bellezza? Queste domande se le fa un'insegnante con tre figli, che spesso fatica a trovare il tempo per fare questo e che spesso neanche riesce nel suo tentativo; ma sicuramente c'è una tensione del cuore. La riduzione di cui parla Carrón è dire: «Vabbè, non la preparo la lezione, tanto questi neanche ci andranno all'università!». Oppure dire: «Tanto so già cosa dire, non ho bisogno di mettermi a rivedere la lezione». Questo per me significa non guardare l'altro nelle sue esigenze, perché il ragazzo è esigenza di bellezza e quindi io devo puntare a farla emergere sia per lui che per me.
Secondo. La provocazione di cui parla Carrón è la realtà, e diventa adeguata se questa realtà diventa bella. Allora ho smesso di lamentarmi – nella mia scuola praticamente un laboratorio di fisica non c’è, nel senso che gli strumenti sono obsoleti, non funzionano… - e ho provato a partire da quel che c’è. Ho proposto ai ragazzi di coinvolgersi, ho chiesto loro se qualcuno era in grado di portare oggetti semplici che ci avrebbero permesso di fare qualche esperimento comunque significativo. Loro ci sono stati: uno ha portato della limatura di ferro dall’officina del padre, uno ha recuperato una batteria d’auto da un elettrauto suo amico… e quando hanno visto che quegli oggetti semplici, e che avevano procurato loro, potevano servire a scoprire fenomeni strani e inaspettati, la loro attenzione si è accesa come mai prima: non ho mai avuto lezioni così vive e partecipate.







Alla fine ho scritto loro la lettera che allego, e l’ho consegnata ai rappresentanti delle due classi con cui avevo fatto gli esperimenti. Il primo ha fatto fare subito le fotocopie e l'ha voluta appendere in classe "per non dimenticare"; il secondo, sempre un po' distaccato con me, mi ha detto: «prof, adesso però io a nome di tutta la classe la devo abbracciare!».
Ho accolto l’invito di raccontare questi fatti non perché mi ritengo brava, ma proprio per il contrario: se ho potuto capire queste cose è perché nella riduzione di cui parla Carrón navigo anch’io, sono io la prima a ridurre tutto o a non preparare bene le lezioni; ma da quando lavoro su Carrón mi accorgo della riduzione in me e cerco di cambiare e chiedo di cambiare.


Ciao ragazzi,

oggi vi scrivo una lettera perché ho paura che le parole vadano al vento e che non rimangano nel cuore. Io vi volevo ringraziare per la giornata di ieri perché per me è stata una delle più belle giornate dentro la scuola.
Facendo i due esperimenti a scuola, quello dei bulloni (anzi quello dei dadi) e quello della bolla di sapone a forma cilindrica mi si sono rese evidenti alcune cose:
1) nel primo esperimento ho capito quanto ho bisogno di voi nel far emergere una bellezza delle cose che faccio: senza Angelo che ha portato la batteria di una macchina, io non avrei potuto fare l'esperimento e voi non l'avreste visto. Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che l'altro, la persona che mi sta a fianco, o di fronte è per me una risorsa, un bene grande, un dono.
2) nel secondo esperimento, quello della bolla, mi ha commosso sentire il silenzio e vedere i vostri sguardi: tutti voi eravate tesi, attendevate una bellezza. Questo mi ha fatto riflettere e capire ancora di più che tutti noi, ogni uomo attende, cerca una bellezza, e che questa bellezza ogni tanto accade, ci si fa incontro. Ecco perché spesso mi arrabbio perché perdiamo le ore o il tempo: perché desidero non perdere l'arrivo di questa bellezza. Se sono distratta, o non la cerco, o non ci sono io, non la vedo. Penso per esempio agli assenti, loro si sono persi questa bellezza "dal vivo".
3) nei due esperimenti fatti ciò che mi ha stupito è rivedere come la bellezza sia spesso legata a un "ordine" nelle cose, un ordine che dà un senso a quella bellezza. Avere la possibilità di ricreare la bellezza oltre che di capire perché sia possibile una cosa così per me è la cosa ancora più bella perché posso io, io Grazia, portare un po' di bellezza nel mondo, nella scuola, a voi. Portare questa bellezza per me è importante perché significa farvi capire la ricchezza che siete e la ricchezza che avete tra le mani: la vostra vita e la realtà. Secondo me solo la Bellezza cambierà il mondo.
Ecco perché la giornata di ieri è stata una delle più belle per me. E dato che si avvicina Natale colgo l'occasione di augurare a ciascuno di voi che questa bellezza che cerchiamo vi si faccia incontro, vi accada ogni giorno della vostra vita. Ancora grazie a tutti, un abbraccio.... la vostra prof di Math.