N.20 - Esordio del nuovo Consiglio Superiore della PI: il parere sul concorso

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Ad appena due settimane dal suo insediamento ufficiale il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha prodotto il primo parere obbligatorio (ma non vincolante), riguardante il concorso per 63mila posti e cattedre stabilito dalla legge n. 107/2015.

Un atto dovuto, per disposizione del comma 8 dell’art. 400 del Testo Unico; articolo che è stato oggetto di parziale revisione da parte della legge sulla “buona scuola”, la quale, però, contrariamente a quanto espressamente disposto per altra normativa (legge 107 compresa…), non ha cancellato la competenza del Consiglio su questa materia.
Redatto con equilibrio e grande capacità di mediazione dall’Ufficio di presidenza del CSPI – nel quale sono rappresentate in modo paritetico la componente elettiva e quella nominata – il documento è stato “guastato” da una approvazione a maggioranza per effetto dell’astensione in massa dei consiglieri di designazione ministeriale, motivata dal dissenso su un unico punto del documento: quello che propone l’aumento della valutazione annuale del servizio d’insegnamento nella tabella dei titoli.
I documenti sottoposti a parere erano sei: il decreto relativo alle disposizioni sulle prove concorsuali (il più corposo, con le 245 pagine di allegato contente i programmi d’esame); la tabella dei titoli valutabili; il decreto riguardante i requisiti dei componenti delle commissioni d’esame e l’ordinanza per la formazione delle commissioni; il decreto istitutivo dei nuovi ambiti disciplinare e quello relativo al riconoscimento dei titoli di specializzazione per la nuova classe di concorso di Italiano Lingua 2.

Il parere è stato reso in un unico documento articolato. In premessa alcune osservazioni di carattere generale: i tempi troppo ristretti concessi per la formulazione del parere in rapporto alla complessità della problematica; la scelta di far accedere al concorso solo gli abilitati, possibile fonte di contenzioso; il mancato coinvolgimento del Consiglio nella formulazione delle nuove classi di concorso, evidentemente interconnesse con le procedure concorsuali; la scelta di effettuare un concorso riservato specificamente al sostegno, che a parere del Consiglio potrebbe alimentare una «separatezza tra docente curricolare e docente di sostegno», con conseguente indebolimento delle capacità di integrazione.
Nel merito, il maggior numero di appunti è stato riservato alla bozza di decreto sulle prove d’esame. Il primo rilievo riguarda le “avvertenze generali” ed evidenzia la mancanza di qualsiasi riferimento alla normativa sugli allievi con DSA, per i quali il Consiglio chiede maggiore attenzione anche in sede concorsuale. Per altro verso – nota il Consiglio – ai concorrenti viene richiesta addirittura la “padronanza delle tematiche legate alla valutazione”, sia con riferimento alle indagini nazionali che alla valutazione di sistema; il CSPI consiglia di ridimensionare la prescrizione con la richiesta di una più generale “conoscenza” della normativa riguardante il SNV e quella relativa alla valutazione degli alunni.
Quanto ai contenuti delle prove il Consiglio evidenzia una sensibile disparità di impostazione delle prove fra le varie classi di concorso (per alcune di esse i «contenuti risultano estremamente sintetici», per altre «sembrano copie di programmazioni scolastiche e non contenuti di prove concorsuali»…); suggerisce pertanto la revisione di tutto l’allegato. Un rilievo particolare riguarda l’emergere nel testo di «un prevalente aspetto nozionistico delle prove» e l’eccessiva insistenza «sugli aspetti disciplinari»; andrebbero invece privilegiate le «competenze didattiche, metodologiche, relazionali», visto che «gli aspiranti, nella stragrande maggioranza, sono docenti laureati e abilitati nella specifica classe di concorso».
Quanto alle prove in lingua straniera, pur riconoscendo l’importanza per tutti gli aspiranti del buon livello di conoscenza della lingua, il Consiglio «ritiene opportuno ridurre l’incidenza della verifica di tale competenza rispetto alla valutazione complessiva di tipo culturale, metodologica e didattica» e propone «di ridurre da 2 a 1 i quesiti nella prova scritta in lingua straniera», focalizzando l’attenzione «sulla verifica della capacità di comprensione di un testo di argomento attinente all’ambito disciplinare oggetto della prova di concorso, secondo gli standard internazionali».
A proposito delle classi di concorso di nuova costituzione, per le quali non esistono docenti abilitati, il Consiglio ritiene che «sarebbe opportuno prevedere in modo esplicito la possibilità di partecipazione al concorso per i precari aventi i medesimi requisiti dei docenti di ruolo».

Tra le diverse osservazioni sulla tabella di valutazione dei titoli c’è il “pomo della discordia” che ha diviso il Consiglio: la proposta di valorizzare di più il servizio d’insegnamento attribuendo un punto anziché 0,5 a ciascun anno. Altra proposta riguarda il ridimensionamento del punteggio attribuito alle pubblicazioni, mentre viene espressa preoccupazione sulla scelta di valutare i titoli esteri di specializzazione sul sostegno, per i quali suggerisce maggiori approfondimenti, finalizzati a chiarire il sistema di equipollenza utilizzato.

Per la partecipazione alle commissioni d’esame il Consiglio ritiene infondato e quindi da eliminare il divieto di presentare domanda ai componenti delle RSU. Quanto ai “requisiti dei docenti” propone di trasformare in “ulteriore requisito” quello pregiudiziale dell’immissione in ruolo per concorso e in semplici titoli preferenziali il dottorato di ricerca, il diploma di perfezionamento, l’attività di ricerca scientifica, l’abilitazione scientifica nazionale e tutti gli altri elencati al comma 4 dell’art. 4 del decreto. Un’ultima considerazione negativa riguarda l’esiguità del compenso previsto per i commissari (209 euro lordi…), per i quali si consiglia di prevedere la possibilità «di utilizzo a “tempo pieno”».

Un parere articolato e puntuale, preciso anche nella correzione dei refusi nei testi. A questo punto la “palla” torna nelle mani del ministro, che dovrà decidere se e come recepire le indicazioni del CSPI. E in fretta, si spera, per non perdere altro tempo prezioso.