N.25 - Che “accade” a I Colloqui Fiorentini - nihil alienum?

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Sabato 27 febbraio si è conclusa la XV edizione de “I Colloqui Fiorentini – Nihil Alienum” dedicata quest’anno a Giuseppe Ungaretti, che ha visto la straordinaria partecipazione di tremila studenti provenienti da oltre 250 scuole di tutta Italia (leggi il comunicato stampa). Le considerazioni finali di Gilberto Baroni, presidente di Diesse Firenze.


430 docenti di Lettere, nell’ultimo giorno dei Colloqui Fiorentini, si sono trovati per un momento di lavoro, di comunicazione, confronto, suggerimenti: ne è sortito un dialogo che l’ora e mezzo a nostra disposizione non è riuscita a contenere. Da Cividale del Friuli a Comiso una ventina di insegnanti sono intervenuti per raccontare come l’adesione a I Colloqui ha impegnato il loro lavoro quotidiano nelle classi con i loro studenti e colleghi, per alcuni mesi, nonché il loro giudizio sui tre giorni del Convegno.

Quando uno di questi ci dice: «Ho visto studenti fare a spintoni per entrare nelle sale, come fanno ai concerti. Ma per andare da chi? Da Ungaretti? Allora qui c'è veramente un'altra cosa!» e ha chiesto di entrare nel comitato didattico dei Colloqui Fiorentini; quando un’altra collega afferma: «Se devo sintetizzare con una sola parola l’esperienza di questi tre giorni de I Colloqui Fiorentini, devo usare la parola ‘commozione’: io e i miei colleghi non avremmo mai potuto pensare di vivere tre giorni di tale intensità e sorpresa»; quando due ragazze di Piove di Sacco scrivono: «A lungo ci siamo chieste cosa volesse dire davvero essere qui. Essere qui è la risposta a un desiderio a cui raramente viene dato spazio, soprattutto a scuola, e questo primo giorno di Colloqui ne è stata la conferma. Siamo qui perché ci viene riservato uno spazio, un tempo e un'opportunità, l'opportunità di un incontro che ci dona la "terra promessa", un "altrove" che, come quello di Ungaretti, non è un luogo fisico bensì "l'appartenenza al genere umano". I Colloqui Fiorentini sono un silenzio che racchiude nel profondo un grido, un urlo al quale solo carta ed inchiostro possono dare voce. Siamo 3000, e quello che ci ha portati qui è una speranza, una ricerca, una particolare attitudine alla riflessione nel momento in cui la parola scritta fa scaturire in noi un'emozione, la stessa di cui si nutrono i Colloqui Fiorentini, tra le relazioni dei docenti e i nostri pensieri che, a differenza di ciò che si può pensare, non costituiscono un dislivello ma una particolare armonia, uno spunto su cui costruire»; quando questo accade, che cosa “accade”?

La prima e più importante parola che ci sentiamo di dire con sorpresa e acuito senso della nostra sproporzione rispetto all’esito è la parola avvenimento. Nel tradizionale fascicolo di contributi critici, che abbiamo consegnato a tutti i docenti, una citazione in esergo così recita: «È verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che mi aspetto sempre che mi venga incontro, dal fondo di una pagina bianca» (Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, 1959). È la verità non ideologica, è l’avvenimento di una verità coinvolgente e affascinante che accade a I Colloqui.
Accade che “quel nulla d’inesauribile segreto” di cui ha parlato Ungaretti diventa incontrabile e sperimentabile per migliaia di studenti e docenti. È l’esperienza di una “presenza” che investe le nostre persone: «Dopo tanta/ nebbia/ a una/ a una/ si svelano/ le stelle» oppure «D’improvviso/ è alto/ sulle macerie/ il limpido/ stupore/ dell’immensità». Dalla presenza delle cose alla grande Presenza, al nostro destino: “Il mistero c’è” (Ungaretti).

Accade che siamo raggiunti e percossi da un sentore di destino, personale e universale, che ci riempie di silenzio e di attrattiva.
Questo “accade” a I Colloqui Fiorentini - Nihil Alienum. Questo attrae. Da quindici anni.