N.28 - Collaborare nel guardare

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Quando la legge entra nella scuola reale può accadere di tutto. Ma quando qualcuno prende sul serio la propria professione con disponibilità al confronto e al dialogo, accadono fatti inaspettati che superano la norma stessa e creano una occasione positiva per tutti.
«Prima di qualsiasi altra cosa, è [necessaria] una collaborazione nel guardare, prima che nell’agire […]; questo introduce al bisogno di un dialogo tra professori, studenti, genitori, ciascuno chiamato a segnalare quell’elemento che può aiutare a vedere tutte le dimensioni del problema». [da “Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide”, pag. 15].
Sulla vicenda del comitato di valutazione e dei criteri per il bonus ci scrivono da un liceo della Liguria.

Siamo stati eletti al Comitato di Valutazione del Liceo dove insegniamo. Dopo i primi giorni di riflessione personale, cominciamo a cercare di capire cosa significhi questo incarico che ci è stato affidato e scopriamo che è proprio un compito impegnativo: definire i criteri per valutare il lavoro nostro e dei nostri colleghi crea un grande imbarazzo e ci prendiamo un po’ di tempo per studiare la situazione.
Dopo qualche giorno i colleghi cominciano a chiederci conto del nostro lavoro e noi non ci siamo ancora confrontati, l’USR non ha ancora nominato il componente esterno e quindi siamo ancora in una fase di stand by.
Qualcuno suggerisce un incontro con tutti i colleghi per poter condividere con la nostra “base” le proposte che faremo all’interno del Comitato.
Come procedere? Decidiamo di cominciare a parlarne andando a pranzo insieme.

Tre pranzi lunghi ed interessanti – siamo tre persone molto diverse, da tanti punti di vista – mettendo a tema cosa significhi per noi essere un “buon insegnante”, cosa caratterizza la nostra scuola in positivo ed in negativo, cosa cambieremmo, cosa sta a cuore ad ognuno di noi tre rispetto al nostro insegnare, ai nostri alunni (la provocazione dei tanti ragazzi che abbandonano la scuola giudica profondamente il nostro lavoro e ci lascia spiazzati), al rapporto coi colleghi e con la dirigenza, le pretese delle famiglie dei nostri alunni… fino a qualche condivisione della nostra vita personale.
Riusciamo a parlarci a cuore aperto, superando anche alcuni pregiudizi e perplessità.

Si avvicina la data dell’incontro con i colleghi, nascono nuove preoccupazioni e provocazioni Cosa diciamo ai colleghi? Come impostiamo l’incontro? Un altro pranzo per definire… Lavoriamo sul documento che Diesse e Disal hanno pubblicato (unico documento presente sul web) e ci confrontiamo ognuno con i propri amici, docenti e/o dirigenti per comprendere meglio. Al termine chiediamo alla “letterata” del gruppo di riordinare le idee. Il documento che ne scaturisce è particolarmente ricco e significativo: queste chiacchierate sono state proficue e la proposta ci convince.
Ci è chiaro che non vogliamo proporre un sistema di punteggi (questo è il compito del Comitato), ma condividere le nostre riflessioni ed il travaglio che ha generato la nostra proposta.

L’incontro è una sorpresa. Esponiamo la legge, il compito del Comitato e le nostre riflessioni; i colleghi intervengono con grande equilibrio, non ci sono recriminazioni sulla situazione, ma la volontà di condividere un progetto e approvazione piena della nostra proposta alla quale vengono aggiunti contributi chiarificatori ed approfondimenti.

Al termine dell’incontro sottolineo che, anche se dobbiamo attendere la convocazione ufficiale del Comitato per iniziare il nostro lavoro “vero”, il confronto avuto ed il lavoro fatto costituivano già un punto importante di condivisione di un progetto comune ed erano l’occasione per permetterci di entrare a scuola ogni mattina con uno sguardo diverso sul nostro lavoro e sui colleghi, scoprendo che, attraverso un lavoro si può diventare più amici.
Una collega alla fine dell’incontro si alza e ci ringrazia a nome di tutti per la serietà e la cura con cui abbiamo lavorato. Per noi è sicuramente un nuovo inizio!