N.5 - Le Vie d'Europa e l'Invalsi

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Roma 16 e 17 novembre: all’interno del convegno “Insegnare a leggere, imparare a comprendere”, l’INVALSI dà voce a dieci esperienze di innovazione didattica selezionate tra oltre cento proposte giunte da ogni angolo d’Italia.

È il contesto in cui Maria Francesca Destefanis e Alessandra Molon, del comitato didattico de “Le Vie d’Europa… sui passi di un autore”, una delle Botteghe dell’Insegnare, sono state invitate a presentare il loro percorso ed hanno avuto modo di raccontare tutta l’avventura letteraria ed umana che ogni anno coinvolge centinaia di docenti e studenti intorno a questa iniziativa.

Certamente un riconoscimento per l’azione di Diesse, perché è emersa con grande evidenza e chiarezza l’originalità dell’esperienza della Bottega e dell'associazione; ma soprattutto una occasione per crescere nella consapevolezza del valore dell’esperienza professionale che ruota intorno alle Botteghe: un metodo di lavoro che ci fa guardare la realtà, spesso problematica, e mette in moto una avventura di conoscenza e di insegnamento in grado di rispondere in modo originale ed efficace alle sollecitazioni. Come è stato sottolineato dalla prof.ssa Destefanis, è proprio una compagnia di insegnanti il terreno fertile per quelle “buone pratiche” che non solo servono a dare competenze agli alunni, ma soprattutto educano a mettersi in gioco con tutta la realtà per conoscere sempre di più sé stessi.

Un convegno ricco di aspetti rigorosamente tecnici, ma per tanti versi appassionante perché - come ha commentato Alessandra Molon - “grazie a contributi di alto spessore abbiamo approfondito, in termini sia teorici sia di buone pratiche, temi quali i processi di comprensione della parola e del testo nel suo insieme, le problematiche legate alla rilevazione qualitativa e quantitativa della comprensione nelle diverse fasce d'età, le diverse proposte per 'insegnare', dare strumenti, motivare a comprendere. Interessanti anche le riflessioni sociologiche sui diversi livelli di 'analfabetismo', sul potere della parola detta e scritta nel nostro tempo, sull'impoverimento linguistico generale che attraversa il paese e che le prove INVALSI puntualmente documentano”.

Del resto, come ha precisato in una delle relazioni Lerida Cisotto, dell’Università di Padova, “leggere significa ospitare il testo. Quindi la lettura - come ospitalità, conversazione, dialogo- è una competenza alta, è un coltivare la vita. Per questo richiede un lavoro. Il testo è una rete di significati e come tale richiede una elaborazione su tre piani: la struttura di contenuto, la testualità, il sé lettore”. Leggere aiuta a pensare e allarga la ragione verso prospettive nuove, aiuta il sé e fa uscire da sé, contribuendo alla crescita della persona. È quindi un rapporto oltre che un processo, come è emerso in modo più o meno esplicito dalla presentazione de “Le Vie d’Europa” e dalle altre buone pratiche.

Non è questo il luogo per dar conto, in modo anche sommario, di tutti gli aspetti trattati attraverso le sei relazioni, gli undici interventi, le dieci esperienze di innovazione didattica e la tavola rotonda con autorevoli rappresentanti del giornalismo. Se da un lato è impressionante il primo dato che emerge con evidenza, cioè che per il 70% degli adulti in Italia il livello di comprensione dei testi scritti si colloca nella fascia di analfabetismo funzionale, dall’altro un secondo dato emerge con altrettanta evidenza soprattutto dalle narrazioni dei presenti: la scuola c’è. Le esperienze selezionate come esemplificative - tre per la primaria, altrettante sia per la secondaria di primo grado che per quella di secondo grado, una per i centri di educazione per gli adulti - offrono uno spaccato interessantissimo di realtà (per così dire “normali” o in emergenza) dove i docenti “ci sono”, con una capacità straordinaria di sguardo, di responsabilità e  di coinvolgimento, e  sanno invitare i più giovani alla comprensione dei testi e alla bellezza della lettura, di cui per primi avvertono il fascino.

Il confronto, dunque, ha evidenziato numerose e sorprendenti consonanze di metodo tra la nostra e le tante pur diverse esperienze narrate con passione dai protagonisti.

In questa Italia larga e lunga, come si è detto, non servono isole felici protette dalle tempeste, ma luoghi esposti e visibili come fari cui tutti possano guardare: momenti come la Convention di Diesse da poco conclusa, i gruppi di lavoro delle associazioni professionali, le reti di insegnanti che si formano nelle/tra le scuole o ancora le Botteghe dell’Insegnare sono avvenimenti di novità e suggeriscono dove dirigere lo sguardo.

Significativa l’introduzione di Valter Deon alla sessione della secondaria di primo grado, nella quale erano presenti Le vie d’Europa: “Questa sessione ci riserva piacevoli sorprese, che ci dicono alcune cose: che le buone pratiche e le eccellenze, là dove si vuole, sono possibili e a portata di mano; che la fiducia nelle potenzialità degli studenti non deve avere i limiti che noi adulti stabiliamo a priori - con una certa presunzione, a volte-; che la buona letteratura, adatta ai tempi e ai momenti di crescita dei ragazzi, non deve far paura; che è bene mirare alto piuttosto che accontentarsi del poco; che riscoprire i fondamentali dell’educare e insegnare sarebbe salutare per tutti”.
Indicazioni che vogliamo raccogliere, anzi ci trovano già impegnati.

Intanto sul fronte della stretta attualità, vorremmo riprendere e rilanciare un confronto su questioni delicate ed importanti, come ad esempio il nuovo esame di stato, in particolare l’impostazione della prova di italiano (nei prossimi giorni daremo conto di un percorso che vogliamo avviare anche a seguito di un dialogo in corso con il prof. Luca Serianni).

Dall’altro, desideriamo che le proposte delle Botteghe diventino sempre di più capaci di intercettare e sostenere le domande e i tentativi di innovazione di tanti insegnanti e di verificarne la reale incidenza sull’apprendimento dei nostri alunni.