N. 2 - La relazione, segreto per la crescita dell'io e della società

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Un giorno, durante l'ora di Storia dell'arte, un prof. inizia a spiegare le opere del XIX secolo a partire dalla Statua della libertà - quella che si erge su Ellis Island a New York -, dialogando senza schemi prefissati sui vari significati dell’opera. I ragazzi si coinvolgono più del solito e discutono con il prof. fino a ben oltre l'orario di fine giornata. Quale fattore avrà fatto scattare la molla dell’interesse e del coinvolgimento personale?

Lasciamo la domanda aperta e consideriamo un altro recente episodio legato al mondo scolastico: ha fatto discutere un pezzo di D'Avenia sul Corsera, in cui il prof. chiede al futuro Ministro dell'istruzione di rinnovare la scuola con un progetto veramente umanistico che - tenendo lontane dalla scuola le derive del modello culturale competitivo, utilitaristico, tecnocratico e spersonalizzato - ponga all'apice di tutto la cura della relazione tra docenti e alunni, una "rivoluzione copernicana dello sguardo", finalizzata a "liberare le energie creative" dei discenti piuttosto che ad "addomesticare e addestrare".

Anche nel recente rapporto 2021-2022 della Fondazione della Sussidiarietà, a proposito del “capitale sociale”, si afferma che il vero soggetto capace di promuovere uno sviluppo pienamente umano è “innanzitutto una persona aperta alla relazione, che concepisce il bene dell’altro come proprio e sente una responsabilità verso chi gli sta attorno”, poiché un soggetto relazionale “si muove, si interconnette, crea reti, sviluppa organizzazioni che danno forma operativa e sistematica alla dinamica di conoscenza e risposta al bisogno”. Applicando tutto questo al contesto scolastico, dall’esperienza emerge che la dinamica relazionale, di ascolto e di comunicazione reale con gli alunni non soddisfa appena un approccio sentimentale o politically correct, ma ha una ragione profondamente radicata nella natura dell’uomo e provoca un impatto notevole sulla motivazione allo studio e alla crescita umana dell’alunno, sull’apprendimento e infine, a lungo termine, anche sullo sviluppo sociale ed economico. Senza questo fulcro dell’azione educativo-didattica, qualsiasi strategia, metodologia o innovazione pian piano ne inaridirà entrambi i protagonisti; d’altra parte, proprio l’importanza della relazione può gettare una luce nell’affrontare le problematiche e le storture della scuola italiana di oggi.

Che cosa significhi rifondare sulla relazione la scuola – e più nel dettaglio la propria azione di docente – è una questione prioritaria che non può darsi per acquisita o per scontata né nel microcosmo né nel macrocosmo della scuola italiana, soprattutto nella misura in cui - come uomini e professionisti della scuola - abbiamo a cuore una reale costruzione del bene comune, in questo frangente storico così fragile. Per questo la proposta della prossima Convention scuola di Diesse vuole aiutare la riflessione e la crescita su questi argomenti, affrontando anzitutto il tema del “dinamismo” dell’insegnante. Per chi volesse, è possibile dialogare e raccogliere domande su tutto ciò attraverso la mail dedicata comunicazione@diesse.org.