N. 5 - "...Fare in modo che a ogni lezione scocchi l'ora del risveglio"

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Un ragazzo senegalese dopo molti tentativi riesce a superare gli ostacoli nell’apprendimento della lingua italiana grazie a Claudio, suo coetaneo-tutor: accade nella scuola romana “Penny Wirton”, dove Eraldo Affinati, stupefatto e compiaciuto, chiede a Claudio: “quale differenza c’è tra questa scuola e il liceo che tu frequenti al mattino?” e Claudio: “La differenza sta nella valutazione, perché ho sperimentato che, pur essendomi preparato con degli schemi ben organizzati per far imparare la lingua al mio alunno, lui ha fatto saltare i miei schemi, ed ero un po’ in ambasce, ma quando mi accorgevo che riusciva a fare bene in un altro modo, lo premiavo! E così ha imparato. A scuola, invece, quando non seguo gli schemi di un prof, non vengo premiato; magari ricevo una valutazione negativa”.

Attraverso questo e altri esempi, qualche giorno fa, durante l’ultima sessione della Convention scuola, il prof. Affinati ha snocciolato ai suoi ascoltatori alcuni “ingredienti” necessari per insegnare: l’attenzione al ragazzo che si ha davanti e ai tentativi che lui mette in atto per imparare; l’affetto e la stima per lui; l’accettazione del suo essere in divenire, che implica una flessibilità nell’educatore, il quale deve intercettarne l’evoluzione e saperlo guidare; la capacità di porre delle regole e di incarnarle, per essere credibile. Tutti elementi su cui anche don Milani - di cui Affinati si proclama discepolo - ha fondato la sua scuola. Ma il nuovo compito della scuola di oggi – ha fatto notare il prof. e scrittore romano – è quello di rifondare l’esperienza. Per effetto della rivoluzione digitale, infatti, i giovani hanno accesso a tutti i tipi di informazioni possibili, e magari pensano di poter diventare bravi in tutto, belli, famosi… Ma l’informazione – e qui sta il punto – non è la stessa cosa della conoscenza; per diventare tale essa deve passare per l’esperienza, cioè attraverso una riflessione e un giudizio che scaturisce dal fare; e implica un tempo e dei limiti che i ragazzi devono imparare a fronteggiare.

Centralità dell’esperienza, dunque. Non a caso anche questa parola è stata scelta per il percorso della seconda sessione della Convention (L’ora di lezione: tradizione, innovazione, esperienza): oltre al dialogo con Affinati, nel pomeriggio precedente, il valore dell’esperienza è stato concretamente documentato da quattro acute testimonianze di altrettanti docenti per ogni ordine di scuola, testimonianze discusse e rivisitate in successivi dialoghi in gruppi. E poi il prof. Fedeli - partendo dagli interventi citati - ha spiegato come, paragonando l’ora di lezione a un insieme di matrioske dentro cui possono essere contenute esperienza, innovazione, metodologie…, in realtà la stessa ora di lezione rappresenta una matrioska contenuta in un’altra ancora più grande, la tradizione, in quanto la tradizione può diventare un fenomeno vivo, cioè in cui è possibile che il passato “prenda vita”. Sta all’insegnante, con tutta la sua personalità e le sue passioni, porsi di fronte alla tradizione, così come alle domande e ai bisogni degli alunni che ha di fronte; senza ascoltare e mettersi continuamente in gioco, la tradizione si riduce a dovere e tradizionalismo, l’innovazione – invece – a campionario di tecniche, dichiarate valide sol perché “diverse” dalla lezione frontale, precludendo così ai giovani la possibilità di ri-scoprire e approfondire, passo dopo passo del loro percorso, la potenza della conoscenza nella propria esistenza.

Consapevoli che l’evento degli scorsi giorni apre un nuovo lavoro, e continua quello dei tentativi che ciascuno intraprende nel proprio quotidiano, siamo lieti di continuare a cogliere, insieme, le "emergenze", a rintracciare “germogli” di scuola viva attraverso le varie modalità messe in campo dall’associazione, nonché attraverso un possibile scambio di vedute attraverso l’indirizzo mail comunicazione@diesse.org.